Ci siamo, dopo la tempesta della crisi politica di luglio, le dimissioni di Draghi e lo scioglimento delle Camere da parte del presidente Mattarella, domani si vota per il rinnovo della camera dei deputati e quella del Senato. La parola torna agli elettori che eserciteranno il proprio ruolo sancito dal primo articolo della nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Le regole con le quali si esercita questo fondamentale ruolo, cambiano spesso nel nostro Paese, anche perché basta una maggioranza semplice in Parlamento, per modificare, variare o addirittura stravolgere il sistema elettorale, cioè il regolamento, il metodo con il quale si assegnano i seggi ai candidati deputati e senatori.

L’attuale sistema elettorale, il cosiddetto “Rosatellum”, dal nome del suo principale estensore, Ettore Rosato, è un mix tra maggioritario (uninominale) e proporzionale (plurinominale) con l’utilizzo di una sola scheda elettorale per la Camera e una sola per il Senato. Dunque, a seguito della riduzione dei parlamentari approvata dall’uscente parlamento, i deputati da eleggere passano da 630 a 400, e i senatori passano da 315 a 200, con la ulteriore novità della rimozione del limite di età di 25 anni per il voto al Senato: quindi, stavolta, tutti i cittadini maggiorenni possono votare sia per la Camera che per il Senato. Dei 400 deputati e 200 senatori, il 37% viene eletto con il metodo maggioritario, il 37% con il metodo proporzionale e il restante 2% sono seggi da assegnare ai collegi esteri nei quali votano gli italiani residenti all’estero. Il sistema maggioritario elegge, all’interno di ognuno dei singoli collegi uninominali, 148 per la Camera e 74 per il Senato, il candidato che consegue anche un solo voto in più rispetto agli altri. Il candidato può essere sostenuto da una singola lista o da più liste (coalizione).

Ovviamente i collegi senatoriali sono grandi il doppio rispetto a quelli per la Camera. Il territorio è altresì diviso in più collegi proporzionali per Camera e Senato, dove la disputa è tra le singole liste e dove i seggi di deputati e senatori vengono assegnati a seconda della percentuale dei voti conseguiti da ogni singola lista. Qui le coalizioni non ci sono, ogni lista corre per se stessa, a prescindere dall’eventuale alleanza in coalizione per i collegi uninominali. Nei collegi proporzionali vengono eletti i candidati elencati nella cosiddetta “lista bloccata”, a patto che la singola lista superi il 3% dei voti calcolati a livello nazionale, sia per la Camera, sia per il Senato. In pratica, chi raccoglie meno del 3% dei voti degli italiani, resta fuori dalla ripartizione dei seggi assegnati con il metodo proporzionale. Quindi, ogni singolo elettore, a secondo del proprio indirizzo di residenza, si troverà contemporaneamente in ben quattro collegi: uninominale Camera, uninominale Senato, proporzionale Camera, proporzionale Senato. Il “rosatellum” consente, ma sarebbe più giusto dire “costringe” l’elettore a votare contemporaneamente, su di una singola scheda elettorale, sia per il collegio uninominale che per quello proporzionale, non consentendo il cosiddetto “voto disgiunto” che era consentito in passato avendo a disposizione due schede, una per il maggioritario e una per il proporzionale.

Ma veniamo alla spiegazione del voto: la scheda rosa di esempio raffigurata per la Camera (vale anche per il Senato che è gialla) è composta da due coalizioni, ognuna formata da quattro liste, e da sei liste che concorrono da sole. Ogni singola coalizione o lista singola indica il proprio candidato per il collegio uninominale maggioritario (A), ogni singola lista indica i propri candidati nella lista bloccata plurinominale proporzionale (B). Bene, nel momento in cui si vota come nella figura sbarrano la lista 2, si è VOTATO CONTEMPORANEAMENTE PER IL CANDIDATO (A) DEL MAGGIORITARIO E PER LA LISTA 2 DEL PROPORZIONALE ED I CANDIDATI DELLA LISTA BLOCCATA COLLEGATA (B). Non servirebbe, ma si può anche sbarrare il candidato del maggioritario (A) per “rafforzare” il proprio voto. Si può anche votare e sbarrare solo il nome del candidato all’uninominale (A). I voti espressi in questo modo vengono successivamente divisi tra le liste componenti la coalizione. Non è possibile, pena annullamento del voto, votare disgiuntamente un altro candidato per il maggioritario di altra coalizione o di altra lista singola o viceversa per una lista diversa da quella o quelle che sostengono il candidato per il maggioritario. Insomma, per semplicità, basta individuare e votare per la lista prescelta, sbarrare una sola volta e il voto verrà incanalato automaticamente al proporzionale e al maggioritario.