Il matrimonio del principe di Giordania
Capannone abusivo davanti l’isola di Tavolara, le nozze reali colonizzano la Sardegna: “Il giorno dopo smontate tutto”

Dovevano essere solo pochi gazebo, in realtà nel giro di pochi giorni è spuntato un enorme capannone bianco, largo circa 70 metri, profondo 30 e alto 15 in una zona di tutela come quella che si affaccia sull’isola Tavolara, in provincia di Sassari, dove le acque turchesi si sposano con la montagna calcarea e la natura incontaminata.
Ma poco importa delle regole e delle mancate autorizzazioni – stando a quanto riferisce il Corriere della Sera – da parte di comune e soprintendenza. Il matrimonio s’ha da fare. Lo chiede i reali di Giordania e dell’Arabia Saudita. Il 10 giugno sono in programma le nozze del principe Al Hussein bin Abdullah II, erede al trono di Giordania, con la discendente della famiglia reale saudita Rajwa Khaled bin Musaed bin Saif bib Abduklaziz Al Saif.
La struttura, chiusa fronte mare con una vetrata con vista sulle isole parco di Tavolara, Molara e Cavalli, e isolata sugli altri lati con pannelli bianchi, è stata montata a corredo dell’esclusiva tenuta di Villa Joy – residenza per miliardari immersa nella macchia mediterranea con una villa padronale, due dependance, campo da tennis, area eliporto, molo e due spiaggette private – presa in affitto per festeggiare l’evento in programma tra poche settimane.
La faccenda è stata tenuta sotto il più stretto riserbo fino a quando un ambientalista non ha fotografato l’ecomostro che, precisano, sarà solo temporaneo. Giusto il tempo di festeggiare l’unione del figlio del re con la figlia dello sceicco perché, scusate se è poco, la loro passione per la Costa Smeralda è nota da anni, quindi perché non realizzare un ecomostro temporaneo per assecondare i propri sogni.
Così come riporta il Corriere, ad aprire lo spiraglio legislativo per la costruzione dell’opera in questione sarebbe stato il ricorso alla Lettera F del comma secondo dell’art. 15 della Legge regionale sarda del 23 ottobre 1985 che aprirebbe alla realizzazione di “opere oggettivamente precarie dirette a soddisfare obiettive esigenze eccezionali, contingenti e temporalmente determinate, anche di durata superiore a centoventi giorni, tali da poter essere rimosse immediatamente alla cessazione della necessità”.
Ma secondo il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), i capannoni di questo genere in zone ad altissima rilevanza paesaggistica e naturalistica non sarebbero inclusi. Per questo il presidente Stefano Deliperi, nella richiesta di accesso agli atti presentata ieri sera e inviata al governo, ai ministri della Cultura e del Paesaggio, alla regione Sardegna, alle soprintendenze e alla Procura, ha espressamente richiesto “la copia degli atti autorizzativi e dei provvedimenti adottati in seguito agli accertamenti” che avrebbero dovuto essere compiuti. Autorizzazioni e richieste di lavori che non sarebbero state presentate né alla soprintendenza paesaggistica di Sassari né al primo cittadino di Loiri-Porto San Paolo nel cui territorio comunale è stato tirato realizzato il capannone abusivo.
Tutti negano, intanto però la struttura è in via di ultimazione e il matrimonio è in programma per il prossimo 10 giugno. Il sindaco Francesco Lai, cui è stato spiegato solo che la cosa poteva essere una grande opportunità ma doveva restare riservata e trattandosi d’una cosa provvisoria al Comune non doveva essere chiesto alcun permesso particolare, adesso alza la voce: “Il giorno dopo deve essere tutto smontato. A costo di andare lì io con la chiave inglese, bullone per bullone”.
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