C ’è qualcuno al Governo che abbia letto il rapporto di Antigone?
Carceri reperti storici, 7 detenuti su 10 dovrebbero stare fuori (e 100mila sono i condannati a piede libero)
C’è qualcuno che, al Governo del nostro Paese, abbia letto il rapporto di Antigone sulle carceri italiane? Sono semplici dati, descrittivi di una emergenza democratica e civile che solo persone irresponsabili potrebbero continuare ad ignorare. Se c’è chi ha da confutarli lo faccia, ma ignorarli è impossibile, salvo che la Politica non voglia deliberatamente venire meno alle proprie inderogabili responsabilità.
L’indice di sovraffollamento continua ad aumentare, con punte degne delle carceri sudamericane: Tolmezzo 190%, San Vittore 179%, Bergamo 178%, per fare solo qualche esempio. Ma è il dato strutturale che ci fa capire l’ineluttabilità di questo trend della vergogna: mentre la capienza nel 2022 è aumentata dello 0,8%, le presenze sono aumentate quasi del 4%. L’età media dei detenuti aumenta a vista d’occhio, con le ovvie ricadute sulla gestione del diritto alla salute: il 30% della popolazione detenuta è over 50, mentre sono raddoppiati (1.100) gli over 70 (e meno male che la norma preveda in tal caso di privilegiare la detenzione domiciliare!).
Le condizioni nelle quali versano i detenuti dovrebbero farci vergognare, sempre che ce ne importi qualcosa: nelle nostre carceri, il 40% delle quali sono edifici costruiti in un arco di tempo che va dal 1800 al 1950, il 45% di quelle celle sovraffollate sono prive di acqua calda, il 12,4% sono prive di riscaldamento, il 56% sono prive di docce. Nel 35% di esse, non è garantito lo spazio minimo dei 3 mq (tre!) imposto dalle regole europee, e prima ancora dal senso di decenza e di rispetto minimo della dignità umana. Ma il dato a mio parere davvero esplosivo dal punto di vista della politica carceraria, che interroga le responsabilità del Parlamento e del Governo sulle strategie di fondo, ammesso che ve ne siano, riguarda l’entità delle pene che i detenuti definitivi stanno scontando.
I detenuti che devono scontare oltre 20 anni di pena sono il 6,6%; gli ergastolani il 4,8%; quelli con un residuo pena inferiore a tre anni sono il 51%, mentre un altro 18% deve scontare pene inferiori ad un anno. Cosa significa questo? Che quasi il 70% dei definitivi hanno diritto di chiedere, e se meritevoli di ottenere, forme di detenzione alternative al carcere. Ma i Tribunali di Sorveglianza sono letteralmente travolti dai fascicoli, e prima ancora il personale che deve “osservare” e relazionare sui detenuti, è drammaticamente insufficiente (a Regina Coeli, per dire, un solo educatore ogni 300 detenuti).
Al contempo, ascoltatemi, c’è un esercito (quasi centomila!) di c.d. “liberi sospesi”, cioè condannati definitivi a piede libero, che devono scontare la pena (inferiore a 4 anni), e che attendono (da anni e per anni) di sapere dai rispettivi Tribunali di Sorveglianza se dovranno farlo in carcere o ai servizi sociali. Fatevi una risata: secondo i fautori della teoria “certezza della pena=carcere”, dovrebbero tutti aggiungersi agli attuali detenuti. Non credo di dover aggiungere altro.
Dunque, anche un bambino di media intelligenza capisce che lo snodo cruciale è, da subito, organizzare e investire massicciamente su serie, efficienti e controllate misure alternative al carcere, destinandovi denaro, personale, strutture adeguate. Per tre anni, la vasta comunità di magistrati, avvocati, accademia, operatori carcerari, riunita negli Stati Generali della Esecuzione penale, ha affrontato la questione, infine producendo (2016) soluzioni di formidabile qualità tecnica.
Sono articolati già pronti, a lungo discussi e condivisi da chi sa di cosa si stia parlando. Basterebbe che almeno il Ministro Nordio facesse una chiacchierata con chi presiedette quei lavori, il Prof. Glauco Giostra. Sempre che si abbia voglia di affrontare sul serio la questione, e non si voglia invece continuare con slogan insensati tipo “garantisti nel processo, giustizialisti nell’esecuzione della pena”. Leggete quei numeri, e poi domandatevi: ma che diavolo significa?
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