Se anche Fabio Fazio interviene a gamba tesa nel dibattito sul rigassificatore, avendo lui stesso dedicato più puntate al problema del caro bollette in Italia, senza prima essersi informato nel dettaglio del progetto, allora significa che il dibattito ha assunto dimensione surreale, privo di attinenza con la realtà. Ritengo sia fin troppo semplice dire no a questo tipo di impianto, senza peraltro dare un’alternativa dal punto di vista delle politiche energetiche e indicare una eventuale ricollocazione, dedicando però al caro energia patito ogni mese da famiglie e imprenditori paginate di giornali e trasmissioni televisive.

Questa è vita vera: credo sia più tangibile la paura di un padre e una madre, di un pensionato o di chi crea impresa e dà lavoro a moltissime persone, che temono di non arrivare a fine mese o a raggiungere determinati obiettivi, piuttosto che quella creata a tavolino; perché il tema si è ormai chiaramente spostato nell’ambito della strumentalizzazione politica ed è fin troppo semplice soffiare sul fuoco dei timori delle persone, convincerle a protestare, evocando un mostro che non esiste, che distruggerà l’ecosistema e minerà il turismo della bellissima regione che ho l’onore di governare (e che ha visto una crescita esponenziale proprio in questo settore per troppo tempo sottovalutato dalla parte politica mia avversaria che ha guidato per anni la Liguria). Il presupposto che questa classe dirigente alimenta è banalmente falso, disinformato e intriso di pura ideologia, avanzato da una parte della sinistra, e da una parte di persone invece in buona fede che si fanno convincere da ciò che è semplicemente fasullo e, come dicevo, irreale.

Partiamo dai rischi sulla sicurezza: non è mai successo che un impianto del genere esploda e il gas non inquina i nostri mari, come invece succede per il petrolio. Ma non ho notizia di proteste per le centinaia di petroliere che viaggiano nei nostri porti. Quindi mi sfugge tutta questa paura per il gas (il Gnl è peraltro estremamente volatile) e la sua totale assenza per il ben più problematico “oro nero”. Inoltre, la nave che ospiterà l’impianto stazionerà in uno spazio di mare dove già oggi sostano ogni anno centinaia di navi, alcune delle quali trasportano materiali ben più problematici. Ognuno di noi consuma ogni giorno gas, che è certamente meglio di petrolio e carbone. E continuerà a farlo, visto che nel 2030 sono previsti consumi per 50 miliardi di metri cubi. Con il gas riscaldiamo le nostre case, facciamo lavorare le industrie e in futuro alimenteremo sempre più navi e traghetti.

Perciò direi che il Governo abbia scelto Vado Ligure per più di un buon motivo: in Liguria abbiamo il principale sistema portuale del Paese e la maggior parte delle industrie si trova al nord, a pochi chilometri dai nostri porti. Lombardia e Piemonte valgono da sole il 40% del Pil italiano, senza considerare quello della Liguria e del nord dell’Emilia. L’importante è che tutto venga fatto in piena sicurezza e su questo vigileranno il ministero dell’Ambiente, dove si terrà la procedura di Valutazione di Impatto ambientale, e oltre 50 enti.

Ora, le paventate ricadute negative per il turismo… ma di quali ricadute parliamo? Anzitutto Vado Ligure ospita una piattaforma container e un terminale petrolifero, e non mi sembra che questo abbia danneggiato nulla. La Liguria ospita i principali porti del paese, a Genova, alla Spezia, a Savona e Vado. Qui passa la metà della merce in arrivo nel nostro Paese e il 50% delle nostre esportazioni. Da qui passano già petrolio, gas, prodotti chimici, che dopo aver stazionato fuori dalle nostre dighe foranee – esattamente come il rigassificatore – attraccano addirittura sulle nostre banchine. Poi si vuole dimenticare, ma temo non sia un caso, che in Liguria un rigassificatore c’è già, da ben 40 anni, ed è nel golfo di La Spezia: questo non ha impedito a Lerici, Tellaro, Porto Venere, le Cinque Terre di diventare tra i luoghi turistici più frequentati d’Italia e perle indiscusse del nostro turismo che ogni anno generano lavoro. Anzi, se vogliamo parlare con cognizione di causa, dati alla mano, in Liguria il turismo cresce ancora di circa il 5%, a differenza del resto del Mediterraneo.

Quindi che dire? Se continueremo a essere affetti dalla sindrome Nimby, ovvero a volere prezzi più bassi per l’energia ma senza un rigassificatore vicino a casa nostra, continueremo a non dare risposte concrete alle nostre imprese e ai nostri cittadini. E di questo passo gli italiani rischieranno di vedere le trasmissioni tv, anche di chi critica il progetto, con cappotto, berretto e guanti spaparanzati sul divano. Meglio?

Giovanni Toti

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