Alla reazione scomposta che il ministro degli Interni ebbe all’epoca aggredendo in modo diffamatorio e con gratuita violenza verbale Carola Rackete si accompagna oggi un commento sconcertante. E’ sconcertante che chi ha svolto le funzioni di Ministro pensi che la decisione sulla convalida di un arresto importi che  “una signorina tedesca che ha rischiato di uccidere dei militari italiani non debba essere processata”.

Per fortuna nel nostro sistema si possono svolgere processi indipendentemente dal fatto che un imputato sia tradotto in ceppi. Si tratta all’evidenza di una polemica strumentale e, per il modo in cui è espressa, condita di venature sessiste, ma ogni botte da il vino che ha in corpo.

Carola Rackete si continuerà a difendere nel procedimento aperto avanti al Procuratore di Agrigento, comunque libera da ogni pregiudizio detentivo.