Il ‘no’ tedesco all’invio dei suoi carri armati Leopard all’Ucraina col passare dei giorni si sta trasformando in una posizione più accomodante nei confronti di Kiev. La posizione emersa durante il vertice tedesco di Ramstein con i 53 Paesi alleati di Volodymyr Zelensky sta infatti cambiando: il passo in avanti è arrivato dalle parole pronunciate domenica dalla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, leader dei Verdi alleati di governo del cancelliere Olaf Scholz.

Al canale francese LCI TV Baerbock, che tra le fila del governo è da sempre la più decisa sostenitrice della resistenza ucraina, ha spiegato che “se ci sarà chiesto non ci metteremo di traverso” all’invio dei carri armati Leopard 2 da parte della Polonia a Kiev, ha detto Baerbock dopo il vertice tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi.

Sappiamo quanto siano importanti questi carri armati ed è per questo che ne stiamo discutendo ora con i nostri partner. Dobbiamo assicurarci che le vite delle persone vengano salvate e il territorio dell’Ucraina liberato“, ha aggiunto.

Posizione differenti rispetto a quella espressa dal cancelliere e dal neo ministro della Difesa Boris Pistorius: entrambi, per giustificare il ‘no’ all’invio dei carri armati in Ucraina, hanno sostanzialmente evocato il timore di un allargamento del conflitto in caso di ulteriori forniture militare all’esercito di Kiev, il timore in sostanza di una forte reazione russa.

Non è un caso se l’uscita di Baerbock  sia stata in parte frenata dal portavoce del governo tedesco Steffen Hebestreit. È importante che la Germania non compia un “passo avventato” di cui potrebbe pentirsi in seguito dunque non verrà presa una decisione in fretta, ha detto Hebestreit, che sull’invio dei carri armati ha aggiunto che “si tratta di questioni difficili, di vita o di morte“, e “dobbiamo chiederci cosa significa per la difesa del nostro Paese“.

Quel ‘no’ pronunciato da Ramstein bloccava anche gli altri Paesi che hanno a disposizione i Leopard: i contratti di fornitura prevedono che per inviare i Leopard a un altro stato sia necessaria l’autorizzazione della Germania. I più decisi in tal senso sono i polacchi, col primo ministro Mateusz Morawiecki che ha annunciato che la Polonia chiederà ufficialmente alla Germania il permesso di inviare i Leopard 2, senza però specificare quando.

Quello dei Leopard è un tema chiave per Kiev: secondo Zelensky e soci, giunti al 334esimo giorno di conflitto con le truppe russe, ma anche molti analisti internazionali, i carri armati prodotti dalla Germania sono i più adatti per sostenere lo sforzo bellico ucraino in vista soprattutto dell’attesa “campagna di primavera”.

Non è un caso se dunque di fronte a questo allentamento nelle posizioni di Berlino sia arrivata immediata la risposta russa. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha subito alzato la voce e minacciato i Paesi occidentali e della Nato alleati di Kiev: “I Paesi europei che contribuiscono direttamente o indirettamente a inondare l’Ucraina di armi ne sono responsabili, e a pagare per questo pseudo-sostegno sarà il popolo ucraino“, ha detto il portavoce di Vladimir Putin.

Mentre il il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov ha assicurato che le forze russe “sbricioleranno” tutte le armi e i mezzi militari che i Paesi occidentali forniranno all’Ucraina. “Gli avversari della Russia – ha aggiunto – continuano ad alzare la posta, ma, come abbiamo detto fermamente in numerose occasioni, gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti“.

In Italia oggi alla Camera all’esame del decreto legge che prolunga per tutto il 2023 l’autorizzazione al governo ad inviare armi all’Ucraina, già approvato dal Senato. “Il sesto decreto ci sarà e penso sarà condiviso da quasi tutto il Parlamento. Darà agli ucraini la possibilità di difendersi dagli attacchi aerei. Vuol dire missili che abbattono altri missili”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervistato domenica a ‘Che tempo che fa‘ su Rai 3.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia