Zelensky: “Non possiamo aspettare”
Perché la Germania dice ‘no’ ai carri armati Leopard a Kiev: il rischio di un allargamento della guerra
Il vertice tedesco di Ramstein, nella base aerea dove ieri si sono riuniti 53 Paesi alleati di Kiev nel conflitto in corso da 332 giorni contro la Russia, dopo l’invasione delle truppe di Mosca, è una delusione per Zelensky.
Il presidente ucraino ha dovuto fare i conti col ‘no’ dei padroni di casa alla fornitura dei Leopard 2, i carri armati di ultimi generazione prodotti dalla Germania che secondo Kiev ribalterebbero il corso del conflitto.
Ma sul ‘gioiello tecnologico’ che Berlino dovrebbe inviare per dare uno scossone alla guerra, in particolare in vista della probabile cruenta campagna di primavera tra le due parti, il governo tedesco non vuole rischiare.
Il timore condiviso dal cancelliere Olaf Scholz e dal neo ministro della Difesa Boris Pistorius è quello di un allargamento del conflitto in caso di ulteriori forniture militare all’esercito di Kiev: la fornitura di Leopard 2 all’esercito ucraino, è il ‘non detto’ del vertice, aumenterebbero la capacità offensiva di Kiev scatenando così una forte reazione russa.
Il ‘no’ di Berlino blocca anche gli altri Paesi: i Leopard sono presenti in notevole quantità anche in altri eserciti europei, in ben 12 Paesi oltre la Germania, scrive oggi il Corriere della Sera. Ma senza l’ok della cancelleria tedesca, nessuno può muoversi in tal senso.
Scholz nel vertice di Ramstein ha ribadito ancora una volta la necessità di avere una “copertura politica” sulla decisione di inviare i carri armati a Kiev. Una mossa strategica: tutti gli alleati, è la linea di Berlino, devono fornire in contemporanea lo stesso tipo di armi, solo così arriverà il via libera tedesco.
Un messaggio rivolto in particolare a Washington, che dovrebbe in tal senso inviare sul fronte ucraino i suoi carri Abrams: ma anche Biden ha il freno a mano tirato, anche perché gli Abrams richiedono ben altri tipo di addestramento e manutenzione, dunque al momento è impossibile anche solo pensare di poterli inviare a Kiev.
“Abbiamo parlato della possibile consegna dei Leopard” e “ci sono buone ragioni a favore e buone ragioni contro“, ha detto il neo ministro della Difesa tedesca Boris Pistorius nella base di Ramstein. “Ma non c’è un’opinione unitaria sulla questione: la sensazione che ci sia una coalizione compatta e la Germania sia un ostacolo è sbagliata“, ha sottolineato. Berlino ha comunque promesso di fornire altre armi e attrezzature per il valore di un miliardo di euro in primavera.
Il mancato accordo tra gli alleati ovviamente non è stato apprezzato da Kiev e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha mancato di sottolinearlo. Zelensky ha ringraziato gli alleati per le nuove armi ma ha sottolineato che “non ci sono alternative” all’invio dei tank e Varsavia giura che ci sono 15 Paesi disposti a rompere gli indugi e che “la costruzione della coalizione” sui Leopard “si concluderà con un successo“. “Non abbiamo tempo. Il tempo è un fattore determinante. Dobbiamo agire in fretta. Abbiamo bisogno di panzer da difesa e da combattimento. Ogni arma conta“, ha spiegato in un videointervento col vertice tedesco.
Dall’altro lato infatti Zelensky sa che c’è un gruppo di Paesi, capitanati da Regno Unito, Polonia e dai tre Baltici, disposti invece a correre e a fornire a Kiev armi finora considerate tabù, tipo i carri armati e persino i caccia F-16. Proprio dalla Lettonia il ministro degli Esteri Edgars Rinkēvičs lancia un appello a Berlino, chiedendo, insieme ai colleghi di Lituania ed Estonia, di fornire “ora” all’Ucraina i carri armati Leopard. “Ciò è necessario per fermare l’aggressione russa, aiutare l’Ucraina e ripristinare rapidamente la pace in Europa. La Germania, in quanto prima potenza europea, ha una responsabilità speciale in questo senso“.
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