L’importante rivista americana di relazioni internazionali Foreign Affairs ha pubblicato nel numero di gennaio un articolo del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha come titolo “Le trasformazioni globali della nostra epoca”. Il testo, importante e ambizioso, riprende e sviluppa tematiche presenti già nel discorso che Scholz aveva tenuto il 29 agosto scorso all’Università di Praga. I temi affrontati definiscono un nuovo ruolo della Germania in Europa e, più in generale, nelle relazioni internazionali. Poiché la Germania è insieme la maggior potenza economica europea e anche il paese più popoloso (83 milioni di abitanti), è importante prestare attenzione alle posizioni che esprime il capo del governo di quel paese.

Il punto di partenza della sua analisi è l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e il conflitto militare che si è aperto il 24 febbraio di quest’anno. Scholz afferma a ragione che l’aggressione della Ucraina ha spezzato un equilibrio internazionale che era venuto a crearsi dopo il collasso dell’impero sovietico e la fine della guerra fredda. L’Occidente e la Germania in particolare avevano creduto che la Russia post-comunista non rappresentasse più una minaccia nei confronti delle democrazie occidentali e che era possibile stabilizzare una relazione di buon vicinato con quel paese grazie a normali scambi commerciali, in particolare relativi all’acquisto di energie fossili, che tra l’altro avrebbero permesso alla Germania di uscire dalla produzione dell’energia nucleare, mal vista dalla sua opinione pubblica.

L’illusione pacificatrice del doux commerce, che oggi riconosce controvoglia la stessa Angela Merkel, che l’aveva coltivata come il cancelliere Schröder prima di lei, si è infranta il giorno dell’inverno scorso in cui quello che è rimasto della vecchia Armata Russa ha provato a raggiungere la capitale dell’Ucraina per installare alla testa del governo del paese un leader fantoccio alleato di Putin. La resistenza ucraina ha mandato al macero al tempo stesso i sogni imperialisti del capo del Cremlino e l’illusione tedesca dei pacifici scambi commerciali con Mosca. Scholz ne trae con grande chiarezza un numero di conseguenze, che mostrano la volontà tedesca di contribuire all’inevitabile metamorfosi delle relazioni internazionali. I tratti più rilevanti di questa mutazione possono essere sintetizzati come segue. Più Europa, perché anche un paese ricco e potente come la Germania non può fare fronte da solo al neoimperialismo russo, che preme sui suoi confini orientali, e alla sfida commerciale della Cina. Ciò implica innanzitutto una crescita del ruolo politico e soprattutto militare della Germania che ha scelto di abbandonare la pura e semplice delega della sua sicurezza militare, affidata agli Stati Uniti, prendendo le distanze dalla politica, che nel passato era stata del cancelliere Schmidt, di chiedere agli Americani protezione atomica per il suo paese.

Si tratta di una svolta decisiva che rompe dopo circa 75 anni con il disarmo tedesco, all’inizio imposto dagli alleati che avevano sconfitto il nazismo e poi accettata dalla Germania, sia per il diffuso pacifismo dell’opinione pubblica sia per le economie che permetteva di fare. La nomina di Boris Pistorius al ministero della difesa è un segno in questa direzione. Scholz insiste anche sulla inclusione nell’Unione europea di tutti i paesi fra l’Europa occidentale e la Russia, il che produrrà inevitabilmente uno spostamento verso l’est del baricentro dell’Unione, in particolare dalla Francia verso la Germania. Infine, pur riconoscendo nella NATO e nei rapporti con gli USA un elemento essenziale della politica di difesa dei paesi europei, il cancelliere tedesco sottolinea la necessità di una qualche forma di autonomia strategica del vecchio continente, che non vuol dire autonomia, ma cooperazione attiva con gli Stati Uniti sul piano della difesa. La politica ostile dell’amministrazione Trump verso l’Unione Europa ha lasciato tracce che non scompariranno facilmente, nonostante le buone relazioni fra le due sponde dell’Atlantico prodotte paradossalmente insieme da Joe Biden e da Vladimir Putin.

Ma i tempi nuovi, come li chiama il cancelliere, che si sono imposti dopo l’aggressione dell’Ucraina vanno al di là di questa vicenda e dunque della preoccupazione per la sicurezza e la difesa dell’Europa. Scholz parla esplicitamente della indipendenza dell’Unione Europea nel contesto di un mondo “multipolare”, che deve svilupparsi dopo la illusione di un ordine mondiale pacificato nella quale ci eravamo cullati dopo la caduta della cortina di ferro. Nonostante la comunanza di valori fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, Scholz assegna un ruolo autonomo al vecchio continente, accanto all’America e alla Cina. Gli interessi commerciali europei vanno difesi e i rapporti con la Cina definiti in base a regole comuni e una corretta competizione. Ma il capo del governo tedesco insiste anche sulla difesa dello stato di diritto dentro l’Unione europea che, nel rispetto delle differenze nazionali, non può cedere alle tendenze antiliberali di alcuni stati membri. Ne consegue tolleranza zero nei confronti della Ungheria di Viktor Orban, ciò che sembra essere in larga misura ancora una novità della politica tedesca rispetto al passato.

Renato Mannheimer, Pasquale Pasquino

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