È sproporzionata la misura del cashback introdotto dall’Italia. Una misura, quella per incentivare l’utilizzo di pagamenti digitali, costata al governo uno stanziamento di 1,7 miliardi di euro che già negli scorsi aveva fatto discutere. A questo giro però la bocciatura arriva dalla Banca Centrale Europea. Dal membro del board Yves Mersch che ritiene “l’introduzione di un programma cashback sproporzionato alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”.

Il cashback è attivo dall’8 dicembre. La misura garantisce un rimborso di 150 euro per le spese effettuate nel mese di dicembre, di 300 euro per quelle in tutto del 2021. La lettera firmata da Mersch e indirizzata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri lamenta quella dell’Italia come una sorta di fuga in avanti. In particolare tenendo in considerazione del Sistema Europeo di Banche Centrai (Sebc) che “ha il compito di promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento”. La Bce ha rivendicato insomma il principio di dover essere interpellata anche perché “dovrebbe sussistere una chiara prova che il cashback consenta, di fatto, di conseguire la finalità pubblica della lotta all’evasione fiscale”.

Il ministero, come scrive il Corriere della Sera, minimizza e rimanda al carattere puramente informale e non vincolante delle osservazioni della Bce. E argomenta che la misura non limita assolutamente l’uso del contante “né penalizza chi lo utilizza”. Le critiche della Bce si aggiungono comunque a quelle dei giorni scorsi, quando il governo e i ministri avevano messo alla berlina gli italiani che avevano riempito le strade nel fine settimana per lo shopping natalizio. Dimenticando per più di qualche giorno che il cashback e il rimborso spese che prevede funzionano soltanto in presenza.

Redazione

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