Il caso Forzinetti, l’assessore alle attività produttive del Comune di Palermo, è eclatante ma non allarmante, per una città dormiente, abituata come le coefore di Eschilo a piangere solo dopo il sangue. Assessore alle Attività produttive del Comune di Palermo Giuliano Forzinetti, ha già subito quattro intimidazioni, piccoli avvertimenti, come la colla nei lucchetti degli esercenti che preannunciano un’estorsione. Ma finora non l’Antimafia nazionale, e nemmeno quella regionale, hanno convocato un’audizione su quello che è un chiaro fenomeno di cultura mafiosa: pervade più della criminalità organizzata gli angoli di questa città abituata a tutto, tranne che alle regole e alla legalità.

L’aggressione a Forzientti e Stefania Petix

Qualche settimana prima, proprio per il tentativo di imporre un rispetto delle regole municipali, Forzinetti e Stefania Petix di Striscia la notizia furono aggrediti a Ballarò, uno dei tre mercati storici di Palermo. Ma l’Antimafia, a parte le beghe, le indagini, i riti retorici, le passerelle sotto alberi e i lenzuoli ormai ingrigiti e usurati dove è finita? Parole soltanto parole, direbbe Mina, ma azioni nulla o poco. Forse un ritorno alla cura delle armi normane gioverebbe ai cittadini palermitani, che all’altro mercato, la Vucciria, hanno più volte aggredito e picchiato le forze di polizia.
C’è una sorta di mondo a parte, non quello carino e gioioso di Jovanotti, ma d’impunità dimostrata ed esercitata, in questa terra di frontiera, con uno Stato che ha meno controllo ferreo della vecchia Mafia, oggi dedita più a finanza e investimenti. Tolto lo jus dei mandamenti mafiosi, che tutto vedevano e vigilavano, lo Stato di diritto non entra in molti, troppi, quartieri di questa città confine del Sud europeo. Ci vorrebbero una nuova operazione Strade sicure, un aumento imponente delle forze dell’ordine, operazioni mirate di ripristino di legalità.

Chi è Giuliano Forzinetti

Giuliano Forzinetti è un giovane assessore che, forse, se non avesse il marchio della Dc di Cuffaro e militasse nel Pd o in FdI, dopo quattro intimidazioni sarebbe già sotto scorta per disposizione del Prefetto. Lui ha tentato di disciplinare mercati e suolo pubblico degli esercizi, regolare licenze delle attività produttive, ma una parte di questa città rifiuta il vivere comunitario, mentre l’altra rimane borghesemente indifferente. Ci vuole il sangue per svegliare società, forse, civile e coscienze? Palermo post Covid sembra la New York, con i roghi di San Giuseppe, del film distopico con protagonista Jena Plissken. Lo Stato, la società civile, a Palermo sembra invisibile, a parte qualche coraggiosa preside allo Sperone, regno del crack, e qualche parroco che, per strappare i ragazzi alla cultura mafiosa, rischia il martirio. Se per arrestare un solo uomo, Messina Denaro, che praticamente stava dietro casa, ci son voluti trent’anni, per sradicare la cultura diffusa di illegalità, brodo primordiale della mafia, quanti secoli passeranno,  quanti ragazzi dovranno emigrare, quante generazioni trascorreranno, ripetendo le stesse mosse dei padri? Forzinetti è un ragazzo giovane, sveglio e forte, ma riuscirà a vedere un mutamento, nell’indifferenza di Stato, Regione, istituzioni, prima di diventare vecchio? Glielo auguriamo, con l’ottimismo della ragione, nonostante pessimi precedenti. La mafia in quanto fenomeno umano è destinato a scomparire, diceva Giovanni Falcone, sarà lo stesso per la cultura mafiosa? Quién sabe.