Il provvedimento
Caso scarcerazioni, ok al decreto Bonafede in Cdm: ogni 15 giorni verifiche sul rilascio dei “boss”
Un decreto di sette articoli e un Consiglio dei Ministri convocato in tutta fretta per fissare le nuove regole per la scarcerazioni dei mafiosi per l’emergenza Coronavirus nelle carceri. È il documento al quale ha lavorato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, approvato nella serata di sabato al Cdm presieduto dal premier Giuseppe Conte, che stabilisce come le scarcerazioni per condannati per terrorismo o mafia andranno verificate ogni 15 giorni dal tribunale di sorveglianza per capire se i presupposti alla loro base sono ancora validi.
La valutazione sarà invece immediata, anche prima dei 15 giorni, se il Dap comunicherà “la disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto”.
Ma non solo. Il testo, che ha avuto il via libera dal Quirinale e che ha trovato d’accordo l’intera maggioranza, prevede anche che dopo una prima valutazioni il tribunale di sorveglianza, dopo aver sentito anche il parere della Procura distrettuale antimafia e del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, verificherà con cadenza mensile se persistono le condizioni per la scarcerazione.
Nel decreto Bonafede inoltre c’è un terzo punto di ‘stretta’ sui permessi. Il magistrato di sorveglianza dovrà infatti sentire l’autorità sanitaria regionale per conoscere la situazione sanitaria locale e acquisire anche dal Dap “l’eventuale disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta” dove il detenuto da porre ai domiciliari potrà riprendere a a scontare regolarmente la pena.
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