Il fenomeno ribattezzato South Working ricalca lo Smart Working e indica il trasferimento, il ritorno a casa, lo spostamento di lavoratori meridionali dalle città del Nord al Sud. Un movimento possibile grazie alla modalità da remoto che ha permesso a molti di continuare a lavorare anche lontano dall’ufficio.

Della tendenza se ne parla praticamente dall’inizio dell’emergenza coronavirus: molti meridionali, studenti e lavoratori, impauriti dal contagio che ha colpito in particolar modo la Lombardia, sono tornati di corsa a casa dopo gli allarmanti bollettini dell’epidemia. Alcuni di questi hanno continuato a lavorare tornando nelle loro città e paesi di origine nel Meridione. Molti hanno anche disdetto gli affitti.

Il South Working fa molto parlare in quanto potrebbe diventare, da fenomeno momentaneo, una possibilità per il Mezzogiorno costantemente provato dall’emigrazione e dallo spopolamento. La fuga dei cervelli della quale tanto si è parlato nell’ultimo decennio. Secondo Il Sole24Ore in 20 anni Milano ha guadagnato circa 100mila residenti da tutta Italia. Prima dell’emergenza vi circolavano quotidianamente circa 3 milioni di persone, circa il doppio dei residenti. Adesso il capoluogo lombardo, motore dell’economia italiana, segna perdite consistenti anche a causa della partenza dei suoi numerosi fuorisede. “In pieno centro, la perdita di fatturato per alcuni locali si può misurare nell’ordine del 75% e la situazione peggiore è legata alle attività diurne, proprio perché gli uffici sono chiusi e i dipendenti non escono a pranzo”, ha detto Carlo Squeri, segretario generale di Epam-Confcommercio.

La tendenza non è solo italiana: secondo il The Economist sarà difficile tornare all’era BC (Before Coronavirus) del lavoro perché i datori risparmiano sui costi e molti lavoratori apprezzano l’equilibrio tra vita privata e occupazione, il work life balance. Secondo il National Bureau of Economic Research americano lo smart working cambierà il futuro del 40% delle imprese. L’Ansa ha scritto che questa modalità di lavoro da ‘remoto’ “da concessione di qualche azienda smart è diventata giocoforza l’unico modo per far sopravvivere molte imprese in epoca di lockdown”.

Il ministro del Sud Giuseppe Provenzano aveva parlato del fenomeno in un intervento su Il Manifesto: “Lo stesso smart working, se accompagnato a nuovi diritti, compreso quello alla ‘disconnessione’, a una più moderna e democratica organizzazione del lavoro, potrebbe diventare una forma strutturale di lavoro dei giovani meridionali, che possono restare al Sud, senza essere costretti a un difficile pendolarismo o a nuove vie di emigrazione”. È pur vero che giudicare dalla prospettiva di questi mesi di emergenza può essere fuorviante: per mantenere i suoi giovani, ed eventualmente attrarre quelli già partiti, ha detto il direttore dello Svimez Luca Bianchi a questo giornale, serve progettualità nei campi dell’istruzione, della sanità, della connettività, dei trasporti, del Green New Deal.

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