Nel Piano Colao vedo una mancanza di strategie concrete e scarsa attenzione alle potenzialità del Mezzogiorno“. È così che Luca Bianchi giudica il piano partorito dalla task force per la ripartenza dell’Italia dopo la fase più drammatica dell’emergenza coronavirus. L’economista, direttore dello Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) ne ha parlato in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. E parte da una premessa: “La solita slide sul Sud non c’è. E meno male, non ne sentiamo la mancanza. Anche perché ogni volta che l’hanno inserita e sbandierata ci hanno fregati”.

Anche il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano aveva osservato giorni fa che “il Mezzogiorno non è così tanto presente”nel piano nonostante alcuni punti, come quelli sullo sviluppo sostenibile e sulla parità di genere, che “riguardano proprio le prospettive di sviluppo del Sud”. Per Bianchi è l’Europa la chiave dello sviluppo e della crescita: “L’Europa che era un vincolo esterno restrittivo, può diventare un vincolo esterno positivo e la direzione in cui va può aprire per il Sud un nuovo protagonismo che, secondo me, non si coglie nella strategia italiana. Se il Mef serve a riequilibrare l’offerta sanitaria italiana è rilevante e interessante soprattutto per il Sud. Le potenzialità per gli investimenti vanno colti come anche le peculiarità del Sud, non farlo è un deficit di strategia. Come si fa a non capire che in questo momento il Mezzogiorno incrocia le grandi tematiche di sviluppo internazionale? A partire dalla logistica, dalla riconversione verde”.

Una parte consistente delle risorse del Recovery Fund dell’Unione Europea dovrebbero essere destinate a un Piano per le infrastrutture del Sud, secondo l’economista. E più attenzione doveva essere dedicata ai temi della criminalità e del lavoro nero. “L’ottica del piano è più manutentiva, dove invece servono modifiche strutturali”, ha specificato Bianchi. “La pandemia ha esasperato le diseguaglianze territoriali del Paese e per questo il Piano Colao avrebbe dovuto proporre un’attenta politica di ricostruzione nazionale. Ciò che serve è un’analisi delle peculiarità territoriali e dei diversi impatti che le politiche nazionali hanno sulle diverse aree del Paese”.

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