L'intervista
Giurista d’impresa, un’occupazione non riconosciuta. Martellino: “Figura strategica per gli interessi delle aziende, evita sanzioni e incide sul fatturato”

Il giurista d’impresa è una figura cruciale all’interno delle aziende italiane, soprattutto lato business. E ad oggi queste migliaia di professionisti non sono ancora formalmente riconosciuti. Di che ricaduta economica e potenziale di crescita si tratta ne parliamo con Giorgio Martellino, Presidente di AIGI (Associazione Italiana Giuristi d’Impresa).
Il giurista d’impresa partecipa alle decisioni strategiche, gestisce contratti e coordina legali esterni in caso di contenziosi. Quanto vale in termini puramente economici questa figura?
«Dare numeri precisi non è facile, ma si può ragionare sul valore economico che la figura professionale del giurista d’impresa può garantire all’azienda di appartenenza. Anzitutto penso all’attività di prevenzione del rischio di sanzioni o di contenziosi. Penso a GDPR, compliance 231 o cybersecurity. Evitare sanzioni pesanti può incidere per alcuni punti percentuali in termini di fatturato oltreché evitare potenziali danni reputazionali. Anche un’assistenza legale adeguata in sede di negoziazione di procurement o di contratti commerciali porta ad un’ottimizzazione dell’operazione che, in contesti di commesse pluriennali, può significare anche milioni di euro di margini tutelati. In ambito M&A, poi, una due diligence ben eseguita e una efficace strutturazione del deal può influire sulla tempistica e il buon esito delle operazioni. Infine, una struttura legale interna ben impostata rafforza fiducia di investitori e stakeholder, incidendo anche sul valore dell’azienda nel lungo periodo soprattutto per le società quotate».
AIGI chiede da tempo il riconoscimento formale della professione. Che boost economico rappresenterebbe per i professionisti e per le aziende italiane rispetto ai competitor internazionali?
«Lato professionisti col riconoscimento aumenterebbe la spendibilità del ruolo e la mobilità del professionista anche in contesti multinazionali con un rafforzamento della posizione del giurista d’impresa italiano con possibili incrementi di retribuzione del 10-30%, soprattutto nei settori regolamentati o quotati. Dal punto di vista delle imprese italiane, con il riconoscimento della protezione delle comunicazioni per la figura, il cosiddetto legal privilege, l’attività di analisi del rischio e la conseguente opera di prevenzione farebbe ridurre i costi legali legati dei contenziosi. Le aziende italiane sarebbero anche più competitive nelle operazioni cross-border. Infine la fiducia degli investitori esteri crescerebbe, frutto del miglioramento di compliance e governance».
Crede che una figura formalmente riconosciuta rafforzi anche l’attrattività dell’impresa verso investitori esteri e organi di controllo internazionali?
«Le autorità regolatorie internazionali apprezzerebbero un’interlocuzione stabile, in particolare per le aziende quotate italiane e nei settori regolamentati, anche grazie ad una maggiore trasparenza dal punto di visto deontologico e di accountability».
In altri Paesi europei (penso alla Germania dal 2016) la figura del giurista d’impresa ha già uno status ben definito: è un avvocato d’impresa iscritto all’Ordine e gode del cosiddetto legal privilege (protezione delle comunicazioni). È un modello che l’Italia guarda con interesse?
«Certamente il modello tedesco è un modello di riferimento. A questo si stanno affiancando anche quelli spagnolo e quello francese, con quest’ultimo in via di definizione. Con il riconoscimento formale in Italia, tra l’altro, si risolverebbe anche la problematica previdenziale della difficoltà di ricongiungimento dei periodi di lavoro svolti, che al momento è piuttosto complessa».
Il riconoscimento formale cambierebbe anche l’accesso alla carriera? Quali ricadute prevede sul piano accademico e della formazione specialistica?
«L’accesso alla carriera di giurista d’impresa cambierebbe sicuramente. Ad oggi i corsi per giurista d’impresa sono a livello di Master (come la nostra Scuola AIGI), un post laurea in giurisprudenza. Col riconoscimento si potrebbe invece immaginare un percorso formativo già a livello di Laurea, a supporto della crescente crisi di vocazione per la laurea in giurisprudenza. Rappresenterebbe un’opportunità professionale in più per i giovani laureati anche per gli stage».
Qual è lo stato del dialogo con il legislatore e quali sono i prossimi passi concreti per arrivare al riconoscimento formale della professione?
«Come AIGI abbiamo un dialogo ben avviato con gli stakeholder istituzionali a tutti i livelli: ministeri competenti, Parlamento e Consiglio nazionale forense. Quest’ultimo è impegnato nella riforma della legge professionale, nella quale auspichiamo un inserimento della figura professionale del giurista d’impresa ed in tal senso abbiamo già presentato una nostra proposta che auspichiamo possa essere tenuta in debita considerazione».
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