Fine della fuga
Chi è Raffaele Imperiale, il broker della droga e amante dell’arte arrestato a Dubai
Solo pochi giorni fa era comparso ancora una volta nell’elenco dei sei latitanti più ricercati d’Italia nel report diffuso dal Ministero dell’Interno e redatto dalla direzione centrale della Criminalpol. Il 4 agosto scorso, ma la notizia è stata resa noto solo oggi, è stato arrestato negli Emirati Arabi Uniti il narcotrafficante napoletano Raffaele Imperiale.
Nato il 24 ottobre del 1974 a Castellammare di Stabia (Napoli), Imperiale è considerato uno dei broker del traffico di droga a livello mondiale, affermatosi soprattutto grazie agli ottimi rapporti con il clan Amato-Pagano, i cosiddetti ‘Scissionisti’ o ‘Spagnoli’, che diedero il là alla faida di Scampia e Secondigliano con il clan Di Lauro.
Conosciuto anche come “Lelluccio Ferrarelle” o “Rafael Empire”, l’arresto è avvenuto a Dubai nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte dal GICO di Napoli e dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, con il supporto dei Servizi Centrali della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.
Salito agli onori delle cronache per i due quadri di Van Gogh ritrovati in un appartamento di sua proprietà a Castellammare di Stabia e restituiti dai carabinieri al museo di Amsterdam dedicato al pittore olandese, Imperiale da anni viveva a Dubai. Nel corso degli anni sono stati numerosi gli arresti ed i sequestri che hanno colpito l’organizzazione di Imperiale: tra questi si ricorda il maxi-sequestro di 1.330 kg di cocaina avvenuto a Parigi il 20 settembre 2013, quando nell’occasione è stato tratto in arresto il fedelissimo Vincenzo Aprea, al quale era stato affidato il compito di sovrintendere all’importazione dello stupefacente proveniente con volo di linea Air France da Caracas in Venezuela. Proprio il patrimonio accumulato illecitamente gli aveva permesso di tare sul mercato nero i due dipinti di Van Gogh.
Vittima da ragazzo di un tentativo di rapimento al quale riesce misteriosamente a sfuggire, eredita dal fratello maggiore un coffee shop ad Amsterdam e da qui inizia la sua carriera criminale, tessendo pazientemente contatti e alleanze con i narcos sudamericani e con il clan Amato-Pagano – destinato a diventare famoso come clan degli Scissionisti – che gli consentono di diventare uno dei maggiori fornitori di cocaina delle piazze di spaccio partenopee.
Condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione, ossessionato della riservatezza (di lui non esistono praticamente immagini ‘pubbliche’), negli ultimi anni aveva ulteriormente consolidato la sua ‘rete’ in Spagna e Brasile.
Il 22 gennaio del 2021 rilasciò una clamorosa intervista a Il Mattino, dove si dichiarò estraneo alle vicende e alle accuse che arrivavano dalla magistratura italiana. “Ho una condanna non definitiva a otto anni di reclusione. Non credo che questo sia coerente con l’etichetta di wanted più ricercato della Campania. La realtà è che la storia dei quadri di Van Gogh mi ha giovato processualmente ma nuociuto mediaticamente. Se a questo aggiunge che vivo a Dubai e il resto, mi riferisco ai titoloni sulla latitanza dorata, è solo una conseguenza automatica. Tutto ciò stimola facili accuse sul mio conto da parte di chi aspiri ad avere ruoli di collaborazione con la giustizia, ma mette anche e ingiustamente il mio nome al centro di tutte le attività illecite legate al narcotraffico”, aveva ‘confessato’ al quotidiano.
Quanto alla residenza a Dubai e al mancato ritorno in Italia, Imperiale ammise che “probabilmente ho sbagliato e tuttora sbaglio a non farlo, ma ciò non toglie che io non sono mai fuggito dall’Italia. Io vivo all’estero da oramai oltre venti anni. Quando è stata emessa l’ordine di arresto in relazione al procedimento che mi riguarda, io vivevo a Dubai. E lì continuo a vivere”.
Il tutto ovviamente fino all’arresto avvenuto il 4 agosto scorso, che pone fine alla sua ‘fuga’: ora toccherà al ministero della Giustizia perfezionare le intese per completare la procedura di estradizione in tempi brevi.
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