Secondo più ricercato dopo Matteo Messina Denaro
Chi è Rocco Morabito, il narcos della ‘ndrangheta arrestato in Brasile dopo l’evasione dal carcere
Rocco Morabito è stato arrestato in Brasile dai carabinieri del Ros. E’ durata quasi due anni la fuga del narcos della ‘ndrangheta, evaso il 24 giugno 2019 dal carcere ‘Central’ di Montevideo, in Uruguay. Morabito, 54 anni (di cui 25 da latitante quasi esclusivamente in Sud America), originario di Africo (Reggio Calabria), era il secondo latitante più ricercato dopo Matteo Messina Denaro.
I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale lo hanno rintracciato a Joao Pessoa, zona est del Brasile, insieme a un altro narcotrafficante, Vincenzo Pasquino, torinese, anche lui latitante. Rocco Morabito è considerato il numero uno tra i broker che gestiscono il traffico di cocaina con i cartelli del Sudamerica. Alla sua cattura hanno collaborato anche Fbi e Dea. Ad agire, insieme al Ros, i carabinieri del gruppo di Locri (Reggio Calabria) e dei comandi provinciali di Reggio Calabria e Torino e gli uomini del servizio centrale di cooperazione di polizia – progetto Ican, della polizia federale brasiliana.
Morabito deve scontare 30 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso e traffico di droga. A coordinare l’attività del Ros, svolta in sinergia tra i reparti dell’Arma e il collaterale brasiliano, con il supporto dell’Fbi e della Dea statunitense, le procure distrettuali di Reggio Calabria e di Torino con l’ausilio della direzione generale Affari internazionali e cooperazione giudiziaria del ministero della Giustizia italiano e del dipartimento di giustizia statunitense.
Il profilo di Rocco Morabito
Morabito è considerato dagli investigatori uno degli esponenti apicali della criminalità organizzata calabrese. Era stato arrestato, dopo ben 23 anni di latitanza, nel settembre del 2017 in un hotel nella località di Punta del Este, in Uruguay, dove viveva in una villa con piscina, una Mercedes, 13 cellulari, 12 carte di credito e un passaporto brasiliano.
Quasi due anni dopo (giugno 2019) evade a poche settimane dal ritorno in Italia (l’estradizione era stata autorizzata) insieme ad altri tre detenuti (Leonardo Abel Sinopoli Azcoaga, Matias Sebastián Acosta González e Bruno Ezequiel Díaz) dalla terrazza del carcere. Qualche mese dopo, con l’operazione Magma (novembre 2019) emerge che un ruolo chiave nell’evasione di Rocco Morabito l’avrebbero avutoalcuni esponenti del Bellocco residenti tra Buenos Aires e Montevideo.
Morabito in Calabria è soprannominato “Il Tamunga”, per via del grosso fuoristrada Dkw Munga, considerato pressoché indistruttibile, con cui scorazzava per la Locride, è condannato a scontare 30 anni di carcere.
Tra gli anni ’80 e ’90 è un esponente di spicco del clan dei Morabito. Ha studiato all’Università di Messina e nel 1988, quando aveva 22 anni, è stato arrestato per minacce rivolte a uno dei suoi professori universitari. Nell’89 suo fratello Leo Morabito è stato ucciso in un agguato mafioso e l’anno successivo anche Rocco è stato ferito in un altro agguato. Il suo nome è conosciuto anche a Milano dove a 25 anni ha iniziato a costruire il suo impero fondato sul traffico della coca. Nel capoluogo lombardo si divideva fra traffici e la bella vita nei locali che ha abbandonato solo con il rischio di un arresto imminente.
Si hanno notizie di lui anche nell’ambiente camorristico. Prima di diventare latitante, assieme ad altri affiliati, Rocco Morabito è stato visto a Baia Domizia di Sessa Aurunca, all’interno dell’abitazione di Alberto Beneduce, boss e narcotrafficante camorrista conosciuto con il soprannome di “A cocaina” e trovato qualche settimana dopo carbonizzato nel bagagliaio di un’auto. Poi la fuga in Sud America dove sotto la falsa identità di Francisco Antonio Capeletto Souza, imprenditore brasiliano d’origine, aveva messo su una redditizia attività di import-export e una coltivazione intensiva di soia.
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