Con la chiusura del cerchio su Rocco Morabito, il secondo latitante più ricercato d’Italia, arrestato in Brasile dai carabinieri del Ros a due anni dalla fuga del narcos della ‘ndrangheta, evaso il 24 giugno 2019 dal carcere ‘Central’ di Montevideo, restano in circolazione ancora pericolosi criminali.

MATTEO MESSINA DENARO – In ‘vetta’ resta ovviamente MMD, Mattia Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra ricercato dal 1993 per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altri reati.

Una carriera mafiosa scalata rapidamente: all’inizio responsabile del mandamento di Trapani, lui che è originario di Castelvetrano, dopo gli arresti di Bernardo Provenzano e Totò Riina Matteo Messina Denaro assume il potere supremo della cupola mafiosa

GRAZIANO MESINA – “Grazianeddu”, 79 anni,  è il più noto esponente del banditismo sardo. Noto per le sue evasioni, ventidue, di cui dieci portate a termine, è stato coinvolto in numerosi sequestri di persona messi a segno dall’Anonima Sarda.

Tra questi il più celebre è stato quello di Farouk Kassam, il bambino rapito a Porto Cervo il 15 gennaio del 1992 e liberato a luglio grazie alla mediazione dello steso Mesina. Le circostanze della liberazione non sono mai state del tutto chiarite: polizia e governo hanno sempre negato il pagamento di un riscatto, versione ribaltata da “Grazianeddu” in più interviste.

Mesina è latitante ufficialmente dal 2 luglio 2020. Nel dicembre 2016 Mesina era stato condannato a 30 anni di reclusione, col tribunale di Cagliari che revocava la grazia disposta dal Capo dello Stato Ciampi. Nel giugno 2019 venne però scarcerato per decorrenza dei termini ma, quando la Cassazione rigetta il ricorso del legale e i carabinieri si recano presso la sua abitazione per notificare il verdetto e ricondurlo in carcere, Mesina è già scomparso.

ATTILIO CUBEDDU – Come Mesina, anche Cubeddu era uno specialista dei sequestri di persona. Appartenente all’Anonima Sarda, del “detenuto modello” si sono perse le tracce nel 1997. Arrestato nell’aprile del 1984 a Riccione, fu condannato a 30 anni di carcere, ma grazie al suo comportamento esemplare ottenne numerosi permessi premio.

Durante uno di questi, col rientro nel carcere di Badu ‘e Carros di Nuoro previsto il 7 febbraio 1997, Cubeddu non fece più ritorno dandosi alla latitanza. Durante questo periodo fu coinvolto nel sequestro di Giuseppe Soffiantini, agendo da custode dell’ostaggio, venendo condannato a 30 anni in contumacia.

RAFFAELE IMPERIALE – Considerato tra i più importanti narcotrafficanti del mondo, il criminale nativo di Castellammare di Stabia è ricercato dal 2016, quando per la prima volta viene colpito da una sentenza che lo individua come ‘signore della droga’, accusato di traffico di cocaina su larga scala a livello internazionale.

Imperiale viene definito anche il “boss dei Van Gogh”: nella casa dei suoi familiari vennero infatti trovati anni fa due quadri del pittore rubati in Olanda.

Attualmente Imperiale vive a Dubai, ma la mancanza di un trattato di estradizione tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Italia non permette il suo arresto.

GIOVANNI MOTISI – Forse uno dei nomi meno noti, ma Motisi, noto anche con lo pseudonimo di ‘U Pacchiuni, il grasso, è considerato uno dei più potenti capi mafiosi di Palermo, secondo solo a Mattia Messina Denaro. Boss dell’omonimo clan e reggente del mandamento Pagliarelli, è latitante dal 1998.

Motisi, secondo le dichiarazioni di Calogero Ganci, collaboratore di giustizia, era tra gli organizzatori dell’assassino del generale Carlo Alberto Dalla. È stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del commissario Giuseppe Montana, ucciso il 28 luglio 1985.

Dal 2016 è inserito nella lista dei criminali più ricercati d’Europa dall’Interpol.

RENATO CINQUEGRANELLA – Legato alla Nuova Famiglia, l’organizzazione nata per contrastare la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, di Cinquegranella si sono perse le tracce dal 2002. Imponente il suo curriculum criminale: è ricercato per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi e estorsione dal 6 ottobre 2002.

È condannato a scontare l’ergastolo per l’omicidio di Giacomo Frattini, detto ‘bambulella’, nello scontro nella Nuova camorra organizzata. “Alla vittima, dopo essere torturata, furono tagliate mani e strappato il cuore” ricorda a tal proposito il procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo. Cinquegranella, che “diede supporto logistico anche ad assassini delle Brigate rosse che avevano appena ucciso il commissario Antonio Ammaturo”.

Cinquegranella fu già arrestato una volta ma approfittò di un permesso per evadere e da allora è irreperibile.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia