Chico Forti superstar. L’arrivo nel carcere italiano di Verona del condannato all’ergastolo in Florida (Stati Uniti) per un omicidio del quale si è sempre proclamato innocente, è stato accompagnato da foto e sorrisi, ma anche dalle significativa lamentele degli altri detenuti. È stato visto fare il giro del carcere più come “un ispettore ministeriale”, mangiare bene (tanto da essere spaventato dal pericolo di ingrassare), essere accolto con un abbraccio, da un parlamentare di Fratelli d’Italia, l’onorevole Andrea Di Giuseppe. Un trattamento insomma non comune ai suoi compagni. “Gira nelle varie sezioni con la direzione, come se fosse un loro collega”, lamentano i detenuti nella ricostruzione che Repubblica fa dei primi giorni a Verona, un penitenziario dove negli ultimi tre mesi ci sono stati ben 5 suicidi. “Ci dispiace notare una situazione di privilegio, specie se ad assistere a questo spettacolo è gente che deve dividere pochi metri di spazi vitali in una cella”, dice la moglie di un detenuto, mentre Chico continua a mostrare la sua felicità per le condizioni nettamente migliori rispetto a quelle trovate in America.

L’incontro con la madre

Tanti i mal di pancia ascoltati in queste ore. Aldo Di Giacomo, segretario generale dell’Spp (sindacato polizia penitenziaria) ricorda come il carcere non sia “un palcoscenico nel quale le star possano fare il loro show e avere trattamenti e benefici di grande riguardo”. Non solo. A gettar ulteriore benzina sul fuoco è stato anche l’incontro con la madre, un privilegio non concesso a tutti. “C’è gente che aspetta da 5 anni per andare a trovare la madre. E chi non riesce ad arrivare nemmeno in cimitero. Come mai non c’è questa sollecitudine anche con gli altri?” chiede Marco Costantini, segretario di Sbarre di zucchero. Mentre da altre sbarre parte l’invito a Chico: “Venga qua con noi a vedere che inferno è questo”.

Polemiche per le foto

Polemiche anche per le foto scattate, visto che nessuno può permettersi di portare un telefonino in carcere. La direzione di Montorio aveva allora replicato facendo presente che era stato un agente penitenziario a scattare quella foto, specchio di una brutta immagine – a detta di Aldo Di Giacomo – delle carceri italiane: “Ognuno si assuma i propri doveri, ci aspettiamo che l’amministrazione penitenziaria individui ogni responsabilità nell’interesse della legalità, e per non far passare i penitenziari italiano come una barzelletta”.

Redazione

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