Far emozionare gli studenti
Choosy, bamboccioni, senza valori: i giovani non sono questo, la realtà è ben diversa e lo dice pure Mattarella

Noi adulti quando dobbiamo parlare dei giovani rischiamo spesso di classificarli: generazione perduta, choosy, bamboccioni, senza valori… Poi ci sono i ragazzi che quotidianamente studiano, si impegnano, hanno valori ed ideali, esprimono giudizi, aiutano e sono impegnati in attività di volontariato e no profit. Spesso fa notizia l’aspetto negativo che riguarda i più giovani ma la realtà è ben diversa.
Martedì 16 gennaio all’inaugurazione del 25esimo anno accademico dell’Università del Piemonte Orientale c’è stato un dialogo tra il Rettore, il rappresentante degli studenti e il presidente Mattarella che ha dimostrato ancora una volta che i giovani sono molto di più delle classificazioni che periodicamente qualcuno vuole fare e al contempo ha richiamato tutti noi adulti alla necessità e alla responsabilità che abbiamo ovvero quella di accompagnare i ragazzi nel percorso educativo. Accompagnare e non sostituirsi a loro.
Durante l’inaugurazione dell’anno accademico è stato il Presidente a ricordare l’importanza dei luoghi educativi ma c’è di più ed è un di più che coinvolge tutti gli adulti, genitori compresi.
Certamente didattica ma non solo, “bisogna far emozionare gli studenti”, ribadendo che l’istruzione non è solo numeri e nozioni ma serve a “rendere i giovani protagonisti, a fare in modo che siano capaci di spirito critico e padroni della conoscenza per il futuro”.
Il Presidente ha ricordato gli interventi che lo hanno preceduto, quasi in un dialogo a distanza tra il Rettore e il rappresentante degli studenti. Un dialogo in cui il Rettore, Gian Carlo Avanzi, ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo. Tema che il Presidente Mattarella aveva ripreso anche durante il discorso di fine anno. Il rappresentante degli studenti Federico Iato, aveva proseguito affermando che la loro generazione – la generazione Z – “è vista disorientata, anzi come estraniata dalla realtà, come quasi inerte, come rinunciataria”.
È stato il Presidente Mattarella a voler tornare su queste parole e sul tema della generazione Z. “Personalmente penso – costantemente trovandone conferma – che questa sia un motivo di speranza per il nostro Paese. E sono anche convinto che il disorientamento che realmente, talvolta, affiora, sia responsabilità di noi adulti. Come potrebbero – gli studenti – sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro, in questo periodo? E, allora, qui, credo che, in questo momento storico, ritorna con grande forza, e va richiamato, il ruolo delle Università, della formazione culturale; di quello che il Rettore ha chiamato il mestiere più bello del mondo: quello di trasmettere cultura, sapere, conoscenza. Quello di rendere i giovani protagonisti, capaci di spirito critico, padroni della conoscenza per il futuro. Questo è il veicolo – per riprendere le parole del Dottor Iato – per fare emozionare gli studenti. Difficile trovare un’espressione più significativa e pregnante: fare emozionare gli studenti, trasmettendo loro cultura e conoscenza. Questo compito straordinario è affidato ai nostri Atenei”.
Un richiamo, quello del Presidente costante e molto concreto, che non deve lasciarci indifferenti. È un richiamo alle istituzioni educative tutte, dall’alta formazione universitaria alla formazione fino alle scuole. Ma è soprattutto un richiamo agli adulti. Tutti e non solo quelli impegnati in prima persona nei servizi educativi. Ad essere richiamati alla nostra responsabilità educativa siamo noi genitori, nonni, educatori, siamo noi.
Il 31 di dicembre lo stesso Presidente aveva detto: “In una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo. Dipende da tutti noi far prevalere, sui motivi di allarme, le opportunità di progresso scientifico, di conoscenza, di dimensione umana”. Ancora una volta un richiamo “a tutti noi”.
Concetti simili nella forma e nella sostanza al richiamo espresso da Papa Francesco che il 10 maggio 2014 in Piazza San Pietro incontrando il “mondo della scuola” ci ricordò citando un proverbio africano che “per educare serve un villaggio intero”. Quel “villaggio” non è abitato da estranei ma da noi.
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