Partito per l’America 15 giorni fa (dove la tv promuove modelli come impresa e artigianato, e infatti non mancano all’appello 400mila figure professionali come da noi, dove ci si lamenta della scarsità di lavoro), qui si parlava dei pandori di Ferragni, e delle opinioni di Vannacci. Torno, e si parla dei pandori di Ferragni, e delle opinioni di Vannacci.

Ma davvero, ragazzi? Stabilito che Ferragni e marito pontificante ma ignorante scontano sulla loro pelle la legge del contrappasso (al metodo della gogna social hanno contribuito eccome, in passato, loro per primi, più lui di lei, a dire il vero), e garantito a Vannacci il diritto di potersi esprimere, davvero sono questi i personaggi e i problemi dell’Italia? Siamo ridicoli. Poi, una signora accusata pubblicamente di aver difeso per posa un suo cliente disabile, si ammazza. Ci sono quelli che aggrediscono per illustrare se stessi. Io non sono uno di quelli e non voglio certo stabilire un nesso tra certe cose scritte dalle Lucarelli di turno e un fatto tanto drammatico. Aspettiamo di capirne bene i contorni, per carità. Ma Lucarelli non è nuova a sparate a caso. Prima fa una figuraccia per fustigare in fretta e furia Matteo, il ragazzo sopravvissuto in Australia a uno squalo, al costo di una gamba, adombrando che gli amici di lui, nel frattempo in ospedale a rischiare la vita, lucrino sulla raccolta fondi per spese mediche che il loro amico e la sua famiglia avrebbero dovuto affrontare. Lunare, oltre che violento.

Poi si scaglia, anche a mezzo fidanzato cuoco, su questa signora, che secondo loro, giudici non si sa a che titolo e di che cosa, avrebbe reso una difesa falsa solo perché a favore di social. Il bue che dà del cornuto all’asino. Segue servizio implacabile del Tg3, dedicato ai dubbi dei social sulla signora. Che il Tg3 rimuove dai social, dopo il probabile suicidio della stessa. “Ho solo fatto domande e preteso trasparenza”, si difende Selvaggia, rispettivamente sul ragazzo scampato allo squalo e sulla ristoratrice assalita. La trasparenza è un valore, certo. La pietà e l’umiltà, anche.

Ma chi ha titolo a pretendere trasparenza? Sai per caso se l’assicurazione di Matteo copra le spese mediche del tutto, o abbia un massimale? Se – come capita nel 90% dei casi – l’assicurazione prescriva che l’assicurato anticipi le somme che solo poi, in un secondo momento, essa restituirà, o meno? Non ci hai detto nulla di tutto ciò. Perché probabilmente non sai nulla di tutto ciò. Ma lo ius pontificandi vale più di qualunque altra considerazione, e dunque intridiamo la penna di cattiveria, e via.

Allora, cara Selvaggia, sai di starmi peraltro simpatica, ma sembri attratta solo da persone e fatti che generano una popolarità di rimbalzo da cui appari ossessionata. L’interesse e il diritto a pretendere trasparenza sulla beneficenza maturano se si dona. Se io invio 100 euro a quella raccolta fondi, posso – io – domandare: “Signori scusate, ma i mie soldi li avete usati per quel che mi avete chiesto, o per la Birkin di Hermes con cui asciugarvi le lacrime con pelle di coccodrillo?”. Non solo: se io ho donato “per spese mediche”, mi va benissimo che la famiglia del ragazzo con i miei soldi si paghi i biglietti aerei per raggiungere il figlio martoriato dalla sfortuna, ma anche un hamburger se hanno fame, o una notte in hotel, o un paio di mutande pulite se anziché tre giorni si fermano sei. Non gli rimprovero a mezzo stampa di aver fatto male la valigia. Né ha senso accostare quel fatto alla Ferragni, che è un caso opposto.

Perché allora ha ragione chi eccepisce che alzare palette per ballerini (rispettabilissima professione, ci mancherebbe) è diverso da occuparsi di cose serie, e che siccome si vede interesse pubblico sulla vicenda, lo si tenta di trasformarlo in interesse per se stessa. Accanirsi su una persona sotto i riflettori per illuminare anche chi la accusa, insomma. Non è possibile essere taglienti senza scatenare una lapidazione, che odora di voglia di protagonismo? Altro caso, il Generale Vannacci. Ossia, la reazione all’eccesso di politicamente corretto insopportabile cui parte della politica e del sistema mediatico vuole schiavizzare dibattito politico e leggi.

Io sono da sempre contro il politicamente corretto. Chi mi conosce lo sa. Però in filosofia ti insegnano che quando il tuo pensiero esordisce con una negazione (cioè con un “non” o con un “no”) anziché con una proposta positiva, di idee ne hai poche. E a noi serve tanta gente con ottime idee e tanto coraggio. Non comparse che cercano di elevarsi a protagonisti per vanità: in mesi di presenzialismo, da Vannacci non ho sentito dire nulla di concreto su tasse, burocrazia, immigrazione, giustizia. Zero. Dire che Acca Larentia è politica (non lo è, è fanatismo di quattro ignoranti) e quindi non si commenta, o che Mussolini era uno statista (uno che le poche cose positive che ha fatto le fece fare, ai suoi esordi, dai liberali, e poi ridusse l’Italia in miseria con le leggi razziali e la disfatta in guerra, da alleato dei nazisti), è solo una cazzata. Nient’altro. Siamo tristemente abituati a vanità ed esibizionismo anche un po’ ridicolo di aspiranti poliziotti della morale: magistrati, virologi, medici, influencer, cantanti, giornalisti, professori putiniani, etc. Ma chi tratta costoro da oracolo è peggio.

Perché insegue solo la polemica da cortile che sta uccidendo questa nazione. Cerchiamo di rendere popolari cose che contano assai di più di una provocazione contro la follia (perché tale è) del politicamente corretto: ingegneri e architetti che sono a rischio causa AI, fisco e burocrazia che impediscono di lasciare la povertà se vi si è nati, i vostri figli che dovranno scappare dall’Italia causa invecchiamento della nazione se non si fa qualcosa. Altrove lo fanno, e volano. Noi no, e rischiamo di morire. E non ci salveranno certo Vannacci, Lucarelli o Ferragni.