Il 17 maggio prossimo avrebbe compiuto 85 anni Gianni Minà, il giornalista scomparso lunedì 27 marzo presso la clinica Villa del Rosario di Roma dopo una breve malattia cardiaca, così come comunicato dalla famiglia sui social.

“Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità” si legge nel breve messaggio diffuso alle 21.36.

Nell’ultima intervista rilasciata al Corriere della Sera l’estate scorsa, poco dopo aver compiuto 84 anni, Minà raccontò gli acciacchi dovuti all’età: “Sono vecchio e con acciacchi più o meno seri che mi hanno complicato la vita. Non vedo più tanto bene, faccio molta fatica a leggere, ma continuo a farlo, a studiare, a scrivere. Mi sono fermato psicologicamente durante la pandemia, pensavo fosse una disgrazia insopportabile accaduta proprio a me. Poi semplicemente, mia moglie Loredana mi ha fatto ricordare la lezione di Muhammad Alì, che quando passava a Roma ci veniva sempre a trovare con la sua Lonnie. Lui, “the greatest”, il più grande, colpito proprio nella parola che aveva usato così mirabilmente per difendere i diritti civili della sua gente diceva spesso: “Ho ricevuto così tanto dal mio Dio che neanche questa malattia può minimamente pareggiare quello che ho ricevuto da Lui”. In fondo, è così pure per me. Sono state quindi le parole di Muhammad Alì a farmi trovare un modo altro, diverso per continuare la mia professione di giornalista. Anzi, ora ho imparato ad ascoltare di più e meglio”.

Nato a Torino da una famiglia di origini siciliane (nonni paterni palermitani, nonni materni di Lipari), Minà ha vissuto gran parte della sua vita a Roma, sua città d’adozione. Tifosissimo del Torino, la sua carriera giornalistica, iniziata  a fine anni ’50, è stata caratterizzata da reportage, interviste e libri ai personaggi più esclusivi presenti in tutto il mondo (dai Beatles, accompagnati nel ’65 in giro per Roma con la 500, a Maradona, passando per Fidel Castro e Muhammad Ali).

Celebri, in tal senso, le parole di Massimo Troisi nel 1992, ospite della trasmissione “Alta classe” su Rai Uno condotta da Minà. “Invidio quest’uomo per la sua agendina telefonica” disse l’attore napoletano.

Gianni Minà è stato sposato due volte e ha avuto tre figlie: Marianna, Paola e Francesca. Marianna Minà è la più grande, ha 48 anni, ed è nata dal matrimonio con Georgina García Menocal. Le altre due figlie, Francesca e Paola hanno rispettivamente 25 e 23 anni e sono nate dalle nozze con Loredana Macchietti, la regista che oltre ad aver prodotto il film Cuba in the age of Obama, aveva anche realizzato un film proprio sulla vita del marito. L’ultimo progetto che Minà ha realizzato con l’amata Loredana è stato il documentario autobiografico Una vita da giornalista, che l’anno scorso ha aperto il Bari Film Festival.

Lo scorso 17 maggio, in occasione del suo compleanno, Minà nonostante gli acciacchi dovuti all’età ringraziò così la moglie: “Sono 84 anni di vita e lavoro appassionato. Grazie a Loredana riesco ancora a fare quel poco o tanto che posso. Sono grato a lei e a voi per la stima. Teniamo sempre alta la guardia!”.

Il 18 dicembre 2022, in occasione della vittoria dei mondiali in Qatar da parte dell’Argentina, Minà sui social scrisse uno dei suoi ultimi commenti: “In un mondo sbagliato, in un mondiale sbagliato, un risultato giusto”, pubblicando la foto della maglia della nazionale albiceleste regalata da Diego Armando Maradona, sua grande amico.

Minà ha realizzato centinaia di reportage per la Rai, ha ideato e presentato programmi televisivi, girato film documentari su Che Guevara, Muhammad Ali, Fidel Castro, Rigoberta Menchú, Silvia Baraldini, il subcomandante Marcos, Diego Armando Maradona. E’ stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015. Ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli storici dell’epoca di Muhammad Ali.

Ha anche realizzato una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro e sudamericana (come ad esempio “Caccia al bisonte” con Gianni Morandi) e una storia sociologica e tecnica della boxe in 14 puntate, intitolata Facce piene di pugni. Incominciò la carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport. Poi la Rai, le Olimpiadi di Roma, Sprint, diretto da Maurizio Barendson, tante rubriche che hanno evoluto il linguaggio giornalistico della televisione. È stato tra i fondatori dell’altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Ha raccontato negli anni 70 la grande boxe e l’America dello show-business, ma anche i conflitti sociali delle minoranze.

Espulso dall’Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos durante i mondiali del 1978 negli anni 80 lanciò Blitz su Raidue con partecipazioni quali Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Betty Faria, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Léo Ferré e Tito Schipa Jr. Nel 1987 intervistò una prima volta per 16 ore il presidente cubano Fidel Castro, in un documentario dal quale è stato tratto un libro pubblicato in tutto il mondo. L’intervista fu ripetuta nel 1990, dopo il tramonto del comunismo. Per Alta classe nel 1991 i profili di profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollan.

Fra i documentari di maggior successo, alcuni di carattere sportivo su Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali, che Minà ha seguito in tutta la sua carriera e al quale ha dedicato un lungometraggio intitolato Cassius Clay, una storia americana. Poi tanti reportage sull’America latina e nel 2001 Minà ha realizzato Maradona: non sarò mai un uomo comune un reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell’anno più sofferto per la vita dell’ex calciatore. Con Alberto Granado nel 1952, attraversarono in motocicletta l’America Latina, partendo dall’Argentina e proseguendo per il sud del Cile, il deserto di Atacama, le miniere di Chuquicamata, l’Amazzonia peruviana, la Colombia e il Venezuela. Dal 1996 al 1998 il programma televisivo Storie, dove intervennero tra gli altri il Dalai Lama, Jorge Amado, Luis Sepúlveda, Martin Scorsese, Naomi Campbell, John John Kennedy, Pietro Ingrao.

Nel 2008 ha prodotto il film documentario Cuba nell’epoca di Obama. Nel 2015 Minà ha prodotto Papa Francesco, Cuba e Fidel, un reportage sulla storica visita del Pontefice argentino avvenuta a Cuba nel settembre del 2015 e con il quale ha vinto, nel 2016, l’Award of Excellence all’ICFF di Toronto, Canada.

Redazione

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