In quella che probabilmente è stata la sua ultima intervista pubblica, rilasciata al Corriere della Sera il 24 luglio del 2022, Gianni Minà aveva provato a sintetizzare la sua brillante carriera, segnata da amicizie e interviste ai personaggi più celebri di tutto il mondo, con poche parole, rivisitando il termine “felicità”.

“C’è un uso improprio, anzi un abuso della parola “felicità” replicò Minà commentando la famosa foto con il regista Sergio Leone, l’attore Robert De Niro, il pugile Muhammad Ali e lo scrittore  Gabriel García Márquez in una trattoria di Roma. “Implica uno stato di grazia che quasi mai si raggiunge. Possono esserci degli attimi, la nascita di una figlia, lo scoop inarrivabile, lo sconcerto di pensare “è successo proprio a me”. Ma se uno si sofferma troppo sulla propria felicità perde di vista gli altri, il mondo. La nostra identità si esprime attraverso di loro, in un rapporto virtuoso. Invece da troppi decenni ci hanno voluto inculcare la balla che la felicità si raggiungere consumando tutto. Se guardo indietro posso dirmi soddisfatto della mia carriera. Ma non l’ho mai considerata “carriera”. È stata, lo è tutt’ora, parte importante della mia vita, un atteggiamento interiorizzato da quando sono un adolescente, sempre alla ricerca di persone da conoscere, da ascoltare, sempre alla ricerca di fatti cui valga la pena raccontare”.

La foto, ripubblicata dallo stesso Minà nei mesi scorsi, fa parte dell’archivio del giornalista. “Questa foto – spiegò Minà – giustifica il mio lavoro di giornalista. È stata fatta a Roma, a Trastevere, davanti al ristorante “Checco Er Carettiere” ed è la summa di quello che è stato il mio modo di essere, del piacere che dà l’amicizia e della possibilità di riunire una sera d’estate, per un inatteso gioco del destino, cinque amici avidi di curiosità per ascoltare i racconti del più affascinante tra di noi, Muhammad Ali, un pugile, ma prima di tutto un combattente della vita. Con lui Sergio Leone, un visionario che ha dato al cinema tutta la fantasia possibile, Robert De Niro, che da molti anni viene indicato come il più prestigioso attore dell’arte cinematografica, e perfino Gabriel García Marquez, lo scrittore colombiano premio Nobel che, prima di andarsene da questo mondo, ci ha regalato le pagine più affascinanti della letteratura del ‘900. Una combriccola così è proprio irripetibile e ancora adesso non so capacitarmi di come sia stato possibile riunire, una sera a Roma, questi amici”.

Minà in passato spiegò poi come nacque quella combriccola.

“All’epoca frequentavo Robert De Niro, che era a Roma per girare “C’era una volta in America”, il film di Sergio Leone, ed una sera mi chiamò.
Mi chiese:
-“Gianni, come va? Che hai da fare oggi?”.
– Io gli risposi: “Sono con Muhammad Ali stasera, stiamo per andare a cena”.
– De Niro sobbalzò e disse: “Con chi è che stai? Cioè, stai andando a cena con Muhammad Ali e non me lo dici?
Cioè è il mio idolo di sempre.
Io vengo a cena con te stasera Gianni”.
Dopo un po’ ricevetti una telefonata di Sergio Leone, per la verità un po’ arrabbiato, e mi disse che De Niro non sarebbe potuto venire perché quella sera avevano un importante incontro per definire alcune scene del film, quindi non si poteva fare nulla.
Io gli dissi che in realtà non c’entravo niente, stavo solo andando a cena con Muhammad Alì e Robert si era voluto aggiungere.
A quelle parole, Leone disse:
– “Cosa??? Cioè tu e Robert state andando a cena con Muhammad Ali e non mi avete detto nulla?”.
Volle a tutti i costi accodarsi anche Sergio Leone.
A quel punto mi preparai e, una volta pronto, stavo quasi per uscire, ma suonò di nuovo il telefono.
Era il premio Nobel Gabriel García Márquez che era a Roma per cenare anche lui con Sergio Leone e De Niro, ma aveva appena appreso che l’incontro era saltato perché c’era una cena con Muhammad Ali.
Morale della favola?
Ci ritrovammo tutti a cena da “Checco il Carettiere” e passammo l’intera serata a fare domande a Muhammad sulla sua carriera e sui suoi match.
Ci raccontò tutto.
Io, De Niro, Marquez e Sergio Leone ascoltavamo: eravamo tornati tutti bambini”.

Redazione

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