L’immunità di gregge si raggiunge quando s’interrompe la trasmissione del virus da persona a persona. Ciò è possibile quando un certo numero di soggetti risulta immunizzato. Con la vaccinazione anti-Covid si punta a immunizzare il maggior numero di persone così da bloccare la catena dei contagi e, di conseguenza, la trasmissione del virus. La percentuale per raggiungere l’immunità di gregge varia a seconda della malattia: per quelle più contagiose deve prevedersi un dato molto più alto, cioè superiore all’80-90% dei soggetti immuni.

Su queste considerazioni di base è logico chiedersi quali siano i tempi per raggiungere l’obiettivo. Secondo i dati riportati da uno studio del Politecnico di Milano, nel quale vengono stimati i tempi necessari a ciascuna regione per raggiungere l’immunità di gregge e per vaccinare l’intera popolazione, la Campania dovrebbe impiegare due anni e 155 giorni per centrare il primo obiettivo e addirittura quattro anni e 112 giorni per conseguire il secondo. Questi risultati derivano da un’analisi che prende in considerazione il rapporto tra le somministrazioni effettuate, le dosi consegnate quotidianamente e la percentuale di copertura che ne deriva.

S’intuisce che la velocità dipende dalle dosi di vaccino disponibili e dall’organizzazione dei centri di erogazione sul territorio. I problemi dell’approvvigionamento dipendono dalla disponibilità dei farmaci a livello mondiale. Attualmente si sta incrementando la produzione sia del vaccino Pfizer-Biontech che del Moderna per soddisfare l’esigenza internazionale.

Alla fine di gennaio, con l’arrivo del vaccino di AstraZeneca, anche in Italia non dovrebbero esserci più problemi di approvvigionamento. Nello specifico, in Campania, nonostante la nostra stia rappresentando una tra le regioni più efficienti per la somministrazione sul territorio nazionale, si prevede comunque un tempo abbastanza lungo per raggiungere l’immunità. Ciò risulta essere dovuto all’elevato numero di abitanti che ammonta a circa sei milioni. In questa fase, dunque, le istituzioni sono chiamate ad accelerare la copertura vaccinale per diminuire la diffusione del Covid e quindi la mortalità e morbilità che ne conseguono, oltre che a favorire una ripresa delle attività commerciali e produttive così tanto penalizzate dalle misure restrittive finora adottare tanto dal Governo nazionale quanto dalle Regioni.

Da una disamina della realtà attuale, in una regione per anni commissariata e senza la possibilità di assumere personale in sostituzione delle figure in quiescenza, si è determinato un impoverimento della medicina territoriale a favore dell’assistenza ospedaliera per il mantenimento dell’attività assistenziale di emergenza. La desertificazione della sanità territoriale ha contribuito in parte alla diffusione del contagio negli ospedali, non essendoci un filtro intermedio sufficiente a contrastare il diffondersi dell’epidemia.

Sarebbe auspicabile una serie di provvedimenti a livello regionale, anche perché la Campania risulta ancora priva di un assessore alla Sanità. A cominciare dall’assunzione di personale medico e paramedico in tempi quanto più rapidi possibile, così da far fronte non solo all’emergenza pandemica ma anche per garantire la continuità assistenziale ai pazienti affetti da altre patologie che oggi non riescono a ottenere le cure necessarie se non con molte difficoltà.

Sul piano vaccinale, occorre organizzare le priorità delle categorie aventi diritto, come i medici di base che, accanto al personale ospedaliero, potranno a loro volta essere in prima linea per il servizio vaccinale. Bisogna poi evitare le file chilometriche e gli assembramenti di persone in attesa della somministrazione del farmaco, talvolta esposte anche alle intemperie: perché non riqualificare i presidi ospedalieri dismessi a Napoli e utilizzarli come centri di vaccinazione? Un esempio su tutti: l’ospedale San Gennaro che potrebbe offrire tutte le garanzie nosocomiali. È indispensabile, infine, un controllo più rigoroso sugli aventi diritto: è stato evidenziato che gli “infiltrati” nei luoghi di vaccinazione sono stati cinque volte più numerosi degli anziani ospitati nelle residenze sanitarie assistenziali. Ciò, evidentemente, dipende dalla coscienza sociale degli individui, ma anche da controlli insufficienti. È inaudito che un processo così delicato possa essere alterato nel suo iter a causa di meri interessi personali.

Se non si affronterà in modo adeguato il problema, il raggiungimento dell’immunità di gregge slitterà ulteriormente nelle sue tempistiche determinando in tal modo un aggravamento della morbilità e mortalità con conseguenze ancor più disastrose sul piano sanitario e sociale.