"La politica della porta aperta"
Come si entra nella Nato: le richieste di Svezia e Finlandia e “l’allargamento di Putin”
“Il nono allargamento della Nato sarà ricordato come l’allargamento di Vladimir Putin“; ha scritto sul Financial Times l’ex premier finlandese Alexander Stubb. Ovvero come il risultato dell’invasione lanciata lo scorso 24 febbraio dalla Russia ai danni dell’Ucraina. Non era infatti argomento di dibatto all’inizio dell’anno l’adesione all’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia che dopo l’inizio della guerra hanno deciso di rinunciare alla loro neutralità di richiedere formalmente di diventare Paesi membri. Diventerebbero il 31esimo e il 32esimo.
La mossa di Putin rischia insomma di compattare un’Alleanza che ormai era considerata anti-storica e anchilosata negli ultimi anni – il Presidente francese Emmanuel Macron l’aveva definita in stato di “morte cerebrale”. I prossimi passi verso l’adesione dei due Paesi scandinavi saranno molto rapidi, come dichiarato da più parti. La procedura tuttavia è di solito molto lunga e attraversa anni di richieste, dialoghi, verifiche e discussioni. Se si prevedono tempi più brevi per Svezia e Finlandia è perché i Paesi da anni hanno strettissimi rapporti con la NATO e requisiti in linea.
Che cos’è la NATO
La Nato è un’alleanza militare tra nazioni occidentali istituita nell’aprile del 1949 da dodici Paesi nel contesto della Guerra Fredda per garantire difesa ai Paesi membri da eventuali attacchi da parte del blocco sovietico. I Paesi vicini a Mosca si allearono invece nel corrispettivo sovietico dell’Alleanza: il Patto di Varsavia. Con la fine dell’URSS la NATO ha perso quella funzione e ha assunto i caratteri della forza armata. Dopo la caduta dell’Unione l’Alleanza si è sempre più allargata a Paesi dell’Est Europa.
L’articolo 5 del suo statuto – che garantisce l’appoggio militare a un Paese membro attaccato – è stato applicato per la prima volta dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001 negli Stati Uniti. I Paesi NATO invasero così l’Afghanistan. L’organismo ha sede a Bruxelles, in Belgio. Le due figure principali sono il segretario generale e il comandante, eletti a turno tra i vari Paesi membri.
Il processo di adesione
A dettare le condizioni per l’entrata è innanzitutto l’articolo 10 del Trattato del Nord Atlantico, quello definito della “politica della porta aperta” che recita così: ” I membri possono invitare previo consenso unanime qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell’area nord-atlantica ad aderire a questo trattato. Qualsiasi Stato così invitato può diventare un membro dell’organizzazione depositando il proprio atto di adesione al Governo degli Stati Uniti d’America. Il Governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascun membro del deposito di tale atto di adesione”.
Due i criteri basici richiesti: lo stato che aderisce deve essere europeo e deve essere accettato da tutti i membri già presenti, che al momento sono 30. Tutti i membri hanno quindi diritto di veto. La Turchia, che sta minacciando di bloccare l’ingresso di Finlandia e Svezia, in passato ha sbarrato le porte a Cipro a causa delle dispute con la Grecia per il territorio conteso sull’isola.
La richiesta formale deve essere precedentemente approvata in parlamento. La procedura è divisa sostanzialmente in tre parti. Dopo la richiesta di adesione e considerate le condizioni richieste, si instaura il dialogo intensificato (Intensified Dialogue) introdotto per la prima volta a Vilnius nel 2005. Attualmente in questa fase ci sono Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Ucraina. Superata questa fase si attiva il Piano d’Azione (Map: Membership Action Plan): il meccanismo introdotto nel 1999 prevede che ogni stato debba presentare relazioni in merito ai progressi su cinque misure ben definite. Le seguenti: la disponibilità a risolvere controversie territoriali internazionali; etniche o esterne con mezzi pacifici; la capacità di contribuire alla difesa e alle missioni Nato; la disponibilità di risorse sufficienti da destinare alle forze armate; la capacità di preservare informazioni sensibili e le salvaguardie che le garantiscono; la compatibilità tra la legislazione interna e quella dell’Alleanza.
Al Map forniscono un feedback i membri della Nato. Si suggeriscono aggiustamenti tecnici e politici e si propongono incontri annuali. Il Map prevede anche l’elaborazione di obiettivi concordati insieme. Accettati i requisiti la Nato può inviare al Paese richiedente l’invito ad avviare i colloqui di adesione: è il passaggio che segna formalmente il processo di accesso alla NATO tramite una risoluzione votata all’unanimità da tutti i membri dell’Alleanza. Il processo finale prevede cinque fasi fino alla firma dei protocolli di adesione e all’accettazione e alla ratifica da parte dei vari governi degli Stati membri.
Passaggio fondamentale sono quindi gli “accession talks” che hanno l’obiettivo di ottenere una conferma formale del Paese candidato della sua volontà e capacità di rispettare gli obblighi e gli impegni politici, militari e legali previsti dall’adesione. L’accordo è depositato alla sede del Dipartimento di Stato americano a Washington DC. I processi non sono così celeri: la Macedonia – ultimo Paese a entrare nell’Alleanza – ha partecipato al Map nel 1999 ed è diventata membro soltanto nel 2020. Per la Finlandia si parla però di pochi mesi.
© Riproduzione riservata