L'estate è alle porte
Concessioni balneari, non chiamatela liberalizzazione
La trasparenza nell’attribuzione degli stabilimenti balneari dovrebbe offrire regolarizzazione Le mani dei Comuni sapranno valorizzare investimenti, qualità e livello di occupazione
Meno mano dello Stato, più mani dei comuni e non chiamatela liberalizzazione. Si chiama regolarizzazione. Ha ragione il Presidente Mattarella nel richiamare il governo Meloni nel dare soluzione ad una quasi ventennale questione circa la gestione degli stabilimenti delle nostre lunghe e bellissime coste balneari. È inutile bussare ai Ministeri per avere decreti legislativi, non risponderà nessuno. Deleghe scadute e maggioranze parlamentari incerte. Il richiamo del Presidente Mattarella arriva sullo stesso binario del Parere motivato inviato al governo dalla Commissione europea nel novembre 2023.
Le normative
E, a ben guardare, la proroga indiscriminata di concessioni, attribuite spesso senza gara, non vìola tanto o soltanto la normativa europea a protezione del mercato e della concorrenza ma vìola ed è contrario all’assetto interno delle competenze amministrative attribuite ai comuni, a partire dal decreto legge 34/2020 nella parte in cui vieta agli enti locali di procedere a gare per l’attribuzione delle concessioni balneari. Divieto emesso in violazione di direttive e persino di norme dei Trattati europei (art 12 direttiva servizi, artt.49 e 4 del Tue). Né si tratta di togliere agli attuali balneari ciò su cui hanno investito per anni, rendendo servizio ai turisti e salvaguardando le coste italiane. Perché è indubbio che il modo in cui i nostri balneari si prendono cura del mare e delle nostre lunghe e variegate spiagge, offrendo a noi vacanzieri l’accoglienza e lo svago, non è in discussione. Ma il punto è che questo risultato si può e si deve garantire mettendo a punto una regolarizzazione amministrativa.
Questione di trasparenza
E non chiamiamola liberalizzazione, perché tecnicamente non si tratta di passare da un monopolio di gestione pubblica o monopolio ad una gestione privata che già è in atto. Ma del modo in cui si attribuisce la concessione ai privati, che deve essere trasparente e con gara per garantire appunto la concorrenza. Concorrenza come presupposto di apertura e di miglior qualità. Non è difficile percepire come in alcuni luoghi e soprattutto nel periodo di pandemia, le sofferenze economiche siano state rilevate anche da denari di incerta provenienza. Anche per questo la trasparenza nell’attribuzione degli stabilimenti balneari dovrebbe offrire regolarizzazione.
L’estate è alle porte
La soluzione è dunque nelle mani dei comuni, i quali sono chiamati dal punto di vista amministrativo a gestire l’attribuzione delle concessioni, solo e soltanto se non l’abbiano già fatto con gara. Ciò che cade sotto i rilievi della Corte è l’attribuzione di diritti senza gare o gare senza equi introiti da parte pubblica. Le mani dei Comuni sapranno senza dubbio valorizzare investimenti, innovazione, qualità e livello di occupazione. Se le mani sono pulite, perché tenerle in tasca, volendo citare il maestro Don Milani. In venti anni abbiamo fatto arrabbiare tutti, la Commissione europea, i tribunali amministrativi, i balneari, e persino il Presidente della Repubblica con proroghe indiscriminate e fermi amministrativi. L’estate è alle porte!
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