Conte prepara l’incidente in Senato. Le “urgenze che non richiedono una risposta immediata” di Giuseppe Conte e il suo ennesimo penultimatum sul passaggio della fiducia al Senato lasciano sul terreno tutte le incognite del caso. L’oscillometro di Conte-Tentenna vibra forte. L’impianto per i rifiuti di Roma torna al centro della tenzone. Il niet del M5s rimane e punta a farne un grimaldello, trovandolo inserito nel decreto Aiuti. «Assurdo che si minacci di far cadere il governo per un termovalorizzatore», si decide a dire Enrico Letta.

Ma non c’è solo quello. Nelle file grilline sono i due terzi dei senatori a voler togliere l’appoggio a Draghi e la votazione non andrà liscia come a Montecitorio. C’è chi è pronto a scommettere che al Senato l’incidente ci sarà. Tra questi, Alessandro Di Battista che ha tolto le tende da Mosca e punta su Roma per espugnare il fortino di Campo Marzio, dove Conte rischia tutto. Se l’avvocato terrà invece la barra a dritta, i Cinque Stelle potrebbero uscire a settembre, staccando la spina dopo la pausa agostana. Una voce che allarma gli alleati dem. Il Colle non vuole salti nel buio: per il Quirinale – impegnato in un giro di consultazioni telefoniche – adesso l’ipotesi del Draghi bis non è più un tabù. E a confermare come le cose stiano accelerando, si lima una bozza di legge elettorale. Pd e Lega al riparo da sguardi indiscreti aprono il cantiere per il proporzionale “corretto”. Calderoli e Parrini sono al lavoro su input di Salvini e Letta: l’obiettivo è superare il Rosatellum e sganciarsi dalle coalizioni. E come piace ai grandi partiti, un po’ nostalgici dei fasti maggioritari, viene previsto un premio di maggioranza.

Anche FdI potrebbe essere tentata. E Conte? Non esattamente invincibile nei tavoli di trattativa, sembra essere del tutto uscito da quello per la legge elettorale. Puntava allo sbarramento del 5%, ma non ha più toccato palla. E le bordate che gli arrivano dai sondaggisti (Youtrend, Swg, Tp, Ipsos, Emg, Tecné, Noto e Demopolis) che attestano un M5s ancora in picchiata, con Insieme per il Futuro che si stabilizza al 3%, non possono che rinfocolare la rivolta interna al Movimento. La fronda anti Draghi cresce. E di pari passo, sale l’insofferenza nel Pd. Anche il presidente dem dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, protesta: «Nessuna alleanza con chi apre una crisi al buio. I 5S non tornino al populismo». Enrico Letta, al quale ormai tutti pongono la stessa domanda, prova a liberarsi: «Se e quando usciranno dal governo ci porremo il problema di un Draghi bis». Al rimpasto lavorano però sin da ora le cancellerie: la ministra Dadone e D’Incà potrebbero lasciare il posto ad altri.

I dimaiani sono già ben rappresentati, e confermerebbero le posizioni. La Lega potrebbe ricevere un ministero, anche in chiave di rafforzamento dell’appoggio, e così il Pd che nei sondaggi continua a crescere. Si parla perfino di un posto da viceministro per Calenda. Di Maio frattanto ha riunito i suoi gruppi di Camera e Senato e al termine ha lanciato il suo J’accuse a Conte: «Aprire una crisi di governo significa prestare il fianco alla propaganda di Putin, che a sua volta otterrebbe l’obiettivo di sgretolare il nostro governo. Non possiamo permetterci di cedere al richiamo delle autocrazie: ci allontanerebbero dalle democrazie» E mentre lo stesso Di Maio prosegue il tour nelle città, dopo l’incontro con Beppe Sala, ecco che il movimento dei civici del Nord, insieme agli ambientalisti di Edo Ronchi e a Mezzogiorno Federato di Claudio Signorile lanciano un programma comune, con un coordinamento unitario che martedì da Roma lancerà “La Federazione”.

Così potrebbe chiamarsi il soggetto che punta a radicarsi in vista delle prossime elezioni a partire dai temi del federalismo civico e ambientalista e con cui la creatura di Di Maio potrebbe giocare di sponda. I sindaci civici noti e meno noti dell’area di centrosinistra sono tutti convocati. Se il sindaco di Venezia, Brugnaro, prepara il tappeto rosso (“Da noi Di Maio avrebbe spazio”) meno calorosa è l’accoglienza di Forza Italia. «Al centro ci sono tanti generali senza truppe. Tanti generali che vogliono fare i marescialli dell’Impero, comandare uno sull’altro», scaglia l’accusa Tajani. La metafora bellica è segno dei tempi. E per trattare la pace, almeno nel campo largo, ecco l’appuntamento congressuale del Psi, dal 15 al 17 luglio a Roma. Lì si riuniranno insieme proprio tutti: il segretario del Pd Enrico Letta, Ettore Rosato di Italia Viva, il segretario di Art1 Mdp Roberto Speranza, il leader di Azione Carlo Calenda, il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, il segretario di +Europa Benedetto della Vedova, il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, Bruno Tabacci di Centro democratico, il segretario dei Repubblicani Corrado Saponaro de Rinaldis, Massimiliano Iervolino di Radicali italiani.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.