A dicembre viene vista da molti come una scocciatura, con le gare tutte in diretta tv e peraltro “in chiaro” che attirano sugli spalti poche migliaia di tifosi e lo spettacolo che generalmente non è dei migliori. Eppure la Coppa Italia da sempre rappresenta nel finale di stagione un trofeo ambito, un traguardo capace di impreziosire o salvare un’annata, e magari garantire un posto in Europa League a una formazione che in campionato ha deluso. Basta scorrere l’albo d’oro della Coppa per capire che, alla fine, ad aggiudicarsela è sempre una big; alle sorprese è lasciato poco spazio e le “Cenerentole” posso danzare una notte, massimo due fino alle semifinali, come fece lo scorso anno una sorprendente Cremonese, ultima in campionato ma capace di sconfiggere a domicilio prima il Napoli destinato al tricolore, poi la Roma di Josè Mourinho.

I problemi della formula e del calendario

A penalizzare questa competizione che, diciamolo, un tempo era tenuta in tutt’altra considerazione, ci sono sicuramente la formula e il calendario: fino alle semifinali, infatti, si disputa una sola gara sul campo della squadra più forte (lo sceriffo di Nottingham applaude) e le partite, per esigenze televisive, vengono spalmate in un arco temporale amplissimo, in un modo che rende davvero difficile accendere la passione tra i tifosi e gli appassionati. In Inghilterra la formula è radicalmente diversa e coinvolgente: partecipano tutte le squadre, anche quelle dei campionati minori, la formula è a eliminazione diretta, senza teste di serie al sorteggio (che determina anche chi gioca in casa) e in caso di pareggio si rigioca a campi invertiti. Dopo la prima ripetizione si va ai supplementari ed eventualmente ai rigori. Proprio dall’esempio britannico si dovrebbe ripartire; ne è convinto Maurizio Sarri, che ha invitato a riflettere. “Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, tipo rinunciare alle tournée estive e riportare la Coppa Italia ad agosto anche per le grandi, facendole giocare sui campi delle squadre di Serie C, che così farebbero incassi per campare tutto l’anno”, ha detto l’allenatore della Lazio a Repubblica.

Il via agli ottavi

Oggi intanto iniziano gli Ottavi che si concluderanno il prossimo 4 gennaio; di fatto intercorrerà un mese tra la prima e l’ultima gara di questo turno. Col nuovo anno, a mercato invernale aperto, potrebbero essere già stati effettuati cambi di casacca di giocatori anche importanti; non proprio il massimo della linearità e dell’omogeneità per una competizione che ha già tanti problemi. Stasera all’Olimpico scenderanno in campo Lazio e Genoa, una partita sicuramente di grande fascino che tuttavia sarà condizionata da altri fattori, uno su tutti il campionato di Serie A dove la squadra di Sarri è chiamata a recuperare posizioni e quella di Gilardino a guardarsi le spalle per non venire risucchiata nella zona caldissima della classifica. Fiorentina-Parma (domani ore 21 allo stadio Franchi) riporta alla mente le finali del 1999 e del 2001, quando viola e ducali dovevano ancora essere travolti dal dissesto societario che ha segnato a lungo la storia dei due club. Un’altra era; adesso i viola stanno risalendo la china, mentre il Parma, primo in serie B, ambisce a tornare in Serie A. Le due proprietà, entrambe a stelle e strisce, hanno mostrato di apprendere abbastanza in fretta e promettono giorni ancora migliori ai propri supporter. Passeranno due settimane e sarà la volta di Napoli-Frosinone (19 dicembre) e Inter Bologna (20 dicembre). Il 2024 si aprirà con Milan-Cagliari (2 gennaio), Atalanta-Sassuolo e Roma-Cremonese (3 gennaio) e Juventus-Salernitana (4 gennaio). Adesso nessuno ci pensa, ma tra qualche mese questo trofeo diventerà uno dei bersagli grossi a cui puntare. La Coppa Italia è davvero la Cenerentola dei nostri trofei: all’inizio bistrattata e trascurata, alla fine considerata giustamente principessa da amare. Chi la vince può vivere felice e contento, almeno fino all’inizio della stagione successiva.