Il caso Regeni porta Corrado Augias a restituire, lunedì, attraverso l’ambasciata francese, la Legion d’Onore. Un gesto di protesta per la scelta di Emmanuel Macron di conferire, in una cerimonia privata, la stessa onorificenza ad Abdel Fattah al-Sisi, il presidente dell’Egitto. A renderlo noto lo stesso scrittore in una lettera su Repubblica, testata con la quale Augias collabora da tempo, indirizzata al direttore Maurizio Molinari. “Un gesto nello stesso grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale – si legge – La mia opinione è che il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d’onore ad un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali”.

Augias ha definito, nella lettera che consegnerà all’ambasciatore francese, l’assassinio di Giulio Regeni – ricercatore friulano scomparso, torturato e ucciso nel gennaio 2016 – “una sanguinosa ferita e un insulto; mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza”. La procura di Roma, in settimana, ha chiuso le indagini sull’uccisione di Regeni in Egitto. Gli indagati, quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani, sono accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. Tremendi i dettagli sulle torture emersi dalle indagini. I genitori di Regeni chiedono che il governo ritiri l’ambasciatore.

“L’assassinio di Giulio Regeni rappresenta per noi italiani una sanguinosa ferita e un insulto, mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza, anche in nome di quell’Europa che – insieme – stiamo così faticosamente cercando di costruire – ha scritto Augias nella missiva che consegnerà all’ambasciatore francese – Non voglio sembrare più ingenuo di quanto non sia. Conosco abbastanza i meccanismi degli affari e della diplomazia – però so anche che esiste una misura, me la faccia ripetere con le parole del poeta latino Orazio: Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum. Credo che in questo caso la misura del giusto sia stata superata, anzi oltraggiata. Con profondo rincrescimento”. La Legion d’Onore è un antico ordine cavalleresco e la più alta onorificenza attribuita dalla Repubblica Francese.

LA LETTERA – “Caro direttore, domani lunedì 14 dicembre, andrò all’ Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d’onore a suo tempo conferitemi. Un gesto nello stesso grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale. Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d’origine della mia famiglia – si legge – La mia opinione è che il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d’onore ad un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati crimini. Lo dico per la memoria dello sventurato Giulio Regeni, ma anche per la Francia, per l’importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta dopo più di due secoli dalla sua istituzione. Ci sono occasioni – prosegue – in cui anche i capi di Stato dovrebbero attenersi a quella che gli americani chiamano the right thing, la cosa giusta. Credo che il presidente Emmanuel Macron in questo caso abbia fatto una cosa ingiusta”.

“Dove e quali sono i meriti del presidente Al-Sisi? – si chiede – Il comportamento delle autorità egiziane, a partire dal suo presidente Abdel Fattah al-Sisi, è stato delittuoso, ha violato i canoni della giustizia, prima ancora quelli dell’umanità. Ora l’Italia si trova di fronte un’autentica alternativa del diavolo. Rischia di sbagliare – scrive Augias – qualunque decisione prenda. Se manterrà normali relazioni diplomatiche con l’Egitto sembrerà tradire la memoria di un bravo ricercatore universitario torturato e ucciso per il lavoro accademico che stava svolgendo. Se li interromperà sarà sostituita, tempo pochi giorni, da altri Paesi in molti fruttuosi rapporti commerciali e industriali. In un caso e nell’altro una perdita secca, anche se di diversa natura.

I rapporti tra Stati (come ogni rapporto politico) sono regolati dal calcolo, certo non dalla generosità né dall’amicizia, nemmeno dai legami secolari che pure esistono tra Italia e Francia. Però c’è un limite che non dovrebbe essere superato, ci sono occasioni in cui anche i capi di Stato dovrebbero attenersi a quella che gli americani chiamano the right thing, la cosa giusta. Credo che il presidente Emmanuel Macron in questo caso abbia fatto una cosa ingiusta”,

Redazione

Autore