Nonostante la dura opposizione dei democratici, il Senato americano conferma la nomina della giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. Il voto finale dei senatori arriva nella notte italiana, al termine di una procedura accelerata, con 52 voti favorevoli e 48 contrari.
A una settimana dalle elezioni, Trump assesta così un colpo notevole a favore della destra più conservatrice che adesso dispone di una larga maggioranza in seno all’organo competente sulle questioni costituzionali.  Scelta da Trump – terza nomina alla Corte Suprema da quando lui è presidente – per sostituire in tutta fretta Ruth Bader Ginsburg, prima ancora della sepoltura della giudice simbolo delle rivendicazioni delle donne e dei diritti civili e dei liberali, Amy Coney Barrett è considerata una cattolica tradizionalista.

I democratici sono irritati perché la sua nomina sbilancia la Corte a favore di giudici nominati da presidenti repubblicani: sei in tutto, contro i tre nominati da Clinton e da Obama. In più, la Barrett ha appena 48 anni ed è eletta a vita: questo fa pensare che la Corte possa restare su posizioni conservatrici per un lungo periodo di tempo. «Quello che sta accadendo mostra limiti e difetti della Costituzione Americana, come salta agli occhi di conosce i meccanismi di nomina dei giudici costituzionali nella maggior parte dei paesi del continente europeo e la durata del loro mandato», osserva Pasquale Pasquino, docente di Politics and Law alla New York University, sul sito di Libertà Eguale. Anche se i Democratici riuscissero a controllare sia la Casa Bianca che il Senato dopo il 3 novembre, sarebbe difficile superare l’opposizione dei repubblicani a una legge che modifichi il numero dei membri della Corte.

Senza contare che, spiega Pasquino, «la violazione di una consolidata convenzione costituzionale potrebbe aprire la strada alle ritorsioni da parte di una futura maggioranza repubblicana alla Casa Bianca e al Senato, in una spirale distruttiva della Corte». Qual è allora la scelta più ragionevole? Secondo Pasquino, in caso di maggioranza al Senato, «i democratici dovrebbero tentare un accordo con i repubblicani per modificare la norma della nomina a vita dei membri della Corte Suprema».

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