Sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid avevano ragione i no vax? È quello che potrebbe pensare un comune utente del web italiano andando su Twitter, dove da alcuni giorni spopola l’hashtag #Pfizergate, come è stato denominato il presunto scandalo che riguarda la casa farmaceutica americana produttrice di uno dei vaccini contro il Covid-19 con la tecnologia mRna.

Un presunto scandalo nato dopo un articolo, pubblicato dal Britsh Medical Journal, dal titolo: “Covid-19: un ricercatore denuncia problemi di integrità dei dati nei trial del vaccino Pfizer”. L’autorevolezza del media che ha pubblicato l’articolo ha subito spinto i no vax a mettere in dubbio l’efficacia del vaccino dopo 7 miliardi di somministrazioni in tutto il mondo.

Ma cosa dice l’articolo del Bmj, rimbalzato prima sulla stampa francese e poi su quella italiana più ‘scettica’? Innanzitutto va chiarito che non è uno studio medico o una analisi dei dati e quindi una pubblicazione scientifica tradizionale, bensì il racconto di irregolarità da parte di una whistleblower, Brook Jackson, ex direttore regionale della Ventavia Research Group, azienda che aveva collaborato con Pfizer nei trials di sperimentazione del vaccino. Pfizer infatti non può gestire da sola i suoi trials, facendo affidamento dunque su società esterne al gruppo che poi forniscono i dati che il gigante della farmaceutica sottomette alla FDA americane per l’approvazione finale.

Nell’articolo Jackson rivela alcune irregolarità e “poor practices”: in pratica alcuni protocolli non sarebbero stati seguiti, in particolare per alcuni partecipanti potenzialmente ‘non ciechi’ perché i numeri identificativi erano stati lasciati incustoditi. Tra le altre negligenze segnalate dall’ex direttore regionale della Ventavia Research Group, licenziata nello stesso giorno in cui aveva inviato un reclamo via email alla Food and Drugs Administration, c’erano anche i ritardi nella consegna dei dati rispetto alle tabelle di marcia previste o siringhe non smaltite correttamente.

Ventavia, va chiarito, controlla solo 3 trials su 153 di Pfizer, con i suoi dati che corrispondono a circa mille partecipanti sui 44mila che hanno portato all’autorizzazione da parte della FDA americana e dell’EMA in Europa.

Food and Drug Administration che ovviamente ha controllato i siti correlati a Pfizer in cui venivano eseguiti i trials: verifiche sono state eseguite in nove dei 153, non rilevando problemi, anche se tra i nove non vi erano quelli di Ventavia.

Insomma, quello che appare evidente è che sul “Pfizergate” vi sia un tentativo, l’ennesimo, di mettere in dubbio i dati sulla sicurezza ed efficacia del vaccino, in realtà sotto gli occhi di tutti. Se proprio si volesse parlare con toni enfatici di questa vicenda, al massimo dovrebbe riguardare Ventavia e non Pfizer.

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia