Voglio ringraziare il direttore per concedermi di rallegrare questo spazio con note di fiero dissenso, in forma non agitata. Dissenso, il mio, che attribuisco a disavventure personali come aver fatto il cronista per circa sessant’anni, per la mia incompleta passione pere la storia e la logica formale, per essere stato un socialista radicale e rivoluzionario e poi un liberale vicinissimo ai principi della Costituzione americana che considero l’avventura più alta tentato dall’umanità emigrata su un altro pianeta, e poi aver dovuto leggere tutti i verbali del patto di Varsavia (l’Anti -Nato) aver guidato la malfamata Commissione Mitrokhin che vanta una dozzina di morti noti come Alexander Litvinenko (cui dedicai “Il mio Agente Sasha”) e altri ignoti ma non meno morti.

Conosco da decenni i miei amici dell’Est, o per meglio dire di quell’istituzione capillare e militare, religiosa e occasionalmente spionistica, che è il Kgb, oggi Fsb e Svr. Questa istituzione, che può per potenza, dedizione e immortalità trovare suoi simili soltanto nella Compagnia di Gesù di Ignacio de Loyola e nell’Ordine dei Templari ha una specialità che supera per perfezione ogni straniero tentativo di emulazione, ed è un prodotto concepito a suo tempo dal Giacomo Casanova, creatore del modello di servizio segreto adottato dalla Serenissima Repubblica di Venezia e di lì passato nell’Est slavo e zarista fin quando il nobile polacco Felix Dzerzhinsky modificò per Lenin la sua Ceka facendone la GPU (detta Ghepeù) fin quando un altro rampollo straniero e di nobili origini, britanniche stavolta, Kim Philby tradì con altri quattro dandy di Cambridge per fuggire a Mosca e rivoluzionare l’ordine templare segreto che intanto aveva preso il nome di NKVD e rifondarlo alla maniera dell’M16 di Sua Maestà: una ferita che ancora sanguina infiammata nella zazzera di Boris Johnson e di ogni Prime Minister del Regno Unito (tranne al socialista Harold Wilson che per questo ingiustamente sospettato di farsela con i russi).

Forse non sarà del tutto casuale se l’organizzazione che seguitiamo a chiamare Kgb si forgiò sul background di aristocratici come Casanova, Dzerzhinsky e Philby cui si deve aggiungere un non nobile – e quindi propriamente uno snob. come il geniale stratega Yuri Andropov che fu prima capo del Kgb e poi leader sovietico, stroncato da un cancro mentre addestrava il suo pupillo prediletto Michail Gorbaciov, il quale rivelò pubblicamente ciò tutto il mondo sapeva: l’eccidio dei sessantamila ufficiali polacchi alle fosse di Katyn fu eseguito dai sovietici per ordine di Stalin e non dai nazisti e i protocolli segreti del cosiddetto “Patto di non aggressione” fra Stalin e Hitler erano un patto d’alleanza per cominciare e proseguire insieme la seconda guerra mondiale, senza il quale la guerra non sarebbe scoppiata.

Quale prodotto magnifico e perfido, superiore ad ogni altro del genere gli eredi del Kgb sanno usare? La parola migliore per nominarlo è inglese: “Fabrication”: che non è una menzogna, che non è una copia falsa, che non è una esagerazione, ma proprio una fabbricazione. Qual è la sua caratteristica che la rende superiore ad ogni prodotto concorrente? Una “fabrication” è come un presepe, o un plastico, che riproduce quasi perfettamente la realtà reale che dice di rappresentare, ma con alcune piccole ma sostanziali modifiche. L’uso della “fabrication” fu usato contro il Parlamento della Repubblica Italiana nel 2006 e in genere tutte le costruzioni di marca ex sovietica sono come i cubi di Kubrik: evidenti, falsi, irrisolvibili, inesplicabili, ma popolarissimi, Ora, anche se posso aver dato l’impressione di averla presa alla larga, il tenente colonnello Vladimir – “Volodia” – Putin fu prescelto al termine di un vero conclave del Kgb cui parteciparono tutti i grandi vescovi, cardinali, uomini d’influenza e detentori dei divini segreti – compresa la scomparsa del tesoro del Partito e del Kgb – e fu insediato e fatto eleggere con tutti i crismi dalla fabbricazione elevata a sistema.

Ora, scusate, Vladimir Putin in un quarto di secolo ha macellato la Cecenia facendo un hamburger della città di Grozny, e poi di Aleppo in Siria, ha rubato pezzi di Georgia e di Ossezia, si è fregato il Donbass e la Crimea sostenendone l’aperta ribellione e quindi guerra civile con un esercito di uniformi nere senza gradi né mostrine, ha detto e scritto che rivuole i territori dell’impero, ha detto che sputerò come moscerini in gola tutti coloro che in Russia amano l’Occidente, minaccia l’uso di armi nucleari lui soltanto con il suo puppet Medvev, opera non una invasione ma una spedizione punitiva contro un popolo e non colpisce i gangli industriali ma la vagina delle loro figlie e madri e sorelle, fa fucilare i vecchi, fa deportare i sopravvissuti, minaccia altri Paesi che hanno già assaggiato la Russia come padrone e che ora chiedono a viva voce come la Finlandia e la Svezia di stringersi in sacra alleanza per non essere divorati dal drago delle invasioni barbariche, e noi davvero siamo qui a chiederci come attivare la diplomazia, il papato, le bandiere della pace per ricondurre a trattative due ragazzacci – Russia e Ucraina – che se le stanno dando per strada come ubriachi?

Ma davvero? E davvero ci chiediamo che differenza ci sia fra armi offensive o e difensive quando si tratta di cacciare immediatamente e per sempre a calci in culo, l’orda degli invasori fuori dai propri confini per difendere fino alla morte – la loro morte – gli aggrediti? Ma davvero stiamo facendo questo pezzo di teatro sperimentale rancido? Mentre gli esseri umani muoiono come topi umani sotto le acciaierie? E i loro fantasmi chiedono aiuto e armi e noi gli diciamo ma guardate ragazzi che voi ci avete da un bel po’ rotto le palle? No, grazie. E grazie dell’ospitalità.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.