Era l’estate del 2019 quando a Sinisa Mihajlovic i medici diagnosticarono una leucemia mieloide acuta. Un tumore del sangue molto aggressivo a cui sopravvive solo il 35-40% dei pazienti. Nonostante il tecnico serbo avesse lottato con tutte le sue forze, sottoponendosi a pesanti chemio e al trapianto di midollo, non ce l’ha fatta. È morto dopo tre anni e mezzo di battaglie. Un grave lutto per tutto il mondo dello sport.

La drammatica diagnosi è arrivata nell’estate del 2019 appena tornato dalle vacanze in Sardegna. Subito iniziò i pesanti cicli di chemioterapia e alla fine di ottobre 2019 si sottopose a trapianto di midollo osseo che gli aveva dato speranza nella sua lotta contro il male. A dicembre dello stesso anno l’allenatore aveva ripreso il suo posto in panchina. Poi a marzo 2022 l’annuncio in conferenza stampa che la malattia era tornata e aveva bisogno di iniziare nuovamente le cure. La leucemia mieloide acuta è un tumore molto aggressivo che si manifesta soprattutto negli uomini sopra i 60 anni.

“A oggi la terapia più efficace per molti pazienti resta il trapianto di midollo da donatore: la leucemia mieloide acuta, infatti, origina nelle cellule staminali presenti nel midollo osseo e si sviluppa molto rapidamente – ha spiegato al Corriere Paolo Corradini, presidente della Società italiana di ematologia (Sie) -. Succede però spesso, purtroppo, che la malattia si ripresenti dopo il trapianto. In base a diversi fattori prognostici del singolo paziente e all’aggressività della malattia, in circa la metà dei malati con leucemia mieloide acuta sottoposti a trapianto di midollo da donatore, il tumore si manifesta nuovamente a distanza di tempo”.

Come per tutti i tumori le cure sono una corsa contro il tempo. Più tardi si ricade nella malattia meglio è perché è sintomo che il corpo ha reagito bene al trapianto. “Ci sono poi nuovi farmaci efficaci che possono essere utilizzati, ma non sempre funzionano come sperato, purtroppo – dice Corradini, che è anche direttore della Divisione di Ematologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. È proprio sul fronte della lotta alle recidive che oggi si concentrano gli sforzi di molti ricercatori per trovare ulteriori cure in grado di debellare il tumore quando ritorna”. In Italia ogni anno sono circa 32mila le persone che si ammalano di questo terribile tumore del sangue.

Spesso i sintomi dei tumori del sangue non sono molto chiari e si manifestano anche come molto comuni o blandi. per esempio, febbre o febbriciattola (in particolare pomeridiana o notturna), un senso di debolezza che perdura, dolori alle ossa o alle articolazioni che non regrediscono. Così, un paziente su quattro ha dichiarato di non essersi rivolto immediatamente al medico per la difficoltà di cogliere la gravità della situazione anche a causa di sintomi che sembrano inizialmente sopportabili.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.