Ad Arianna e Sinisa era bastato un anno: l’incontro, il colpo di fulmine, l’innamoramento. L’anno dopo erano già marito e moglie. Lei, Arianna Rapaccioni, showgirl e soubrette. Lui, Sinisa Mihajlovic, calciatore di Serie A. Una storia da anni Novanta, una storia italiana. Come un po’ era diventato lo stesso Sinisa Mihajlovic, l’ex calciatore e allenatore serbo morto oggi, a 53 anni, come ha confermato la notizia all’Ansa dopo giorno in cui notizie sul peggioramento delle sue condizioni di salute si rincorrevano senza riscontri. Il difensore e centrocampista dai modi duri ma dal piede delicato, gli appassionati avevano imparato ad apprezzarlo anche fuori dal campo: per il carattere con il quale aveva affrontato la leucemia mieloide acuta che gli era stata diagnostica tre anni fa.

Al suo fianco sempre lei, Arianna. La coppia si era sposata nel 1996 e insieme avevano avuto cinque figli. Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nicholas. Mihajlovic aveva già avuto un altro figlio da una precedente relazione, Marko. Poco era cambiato una volta che aveva incontrato la donna della sua vita. Rapaccione stessa aveva raccontato a Domenica In come quel colpo di fulmine gli aveva stravolto la vita: “Sinisa è arrivato e mi ha stroncato la carriera, ho lasciato Luna Park a metà anno, nel ’95 l’ho conosciuto, nel ’96 ci siamo sposati. Ma ci siamo innamorati subito, ci siamo guardati e non ci siamo staccati più”.

Rapaccioni nei primi anni Novanta aveva lavorato come soubrette e ballerina in programmi televisivi come Luna Park e Quelli che il calcio. Quando lo ha incontrato, Mihajlovic giocava nella Sampdoria. “Il primo mese che sono stato insieme a mia moglie non l’ho neanche sfiorata con un dito. M’ero innamorato, non volevo che pensasse che stessi con lei solo per il sesso”, aveva detto in un’intervista a Oggi. Con una cerimonia nella Chiesa Stella Maris a Porto Cervo la coppia aveva festeggiato i 25 anni di matrimonio rinnovando la promessa di quella prima volta.

Dopo quasi 25 anni di matrimonio e cinque figli so che le devo tutto: se non ci fosse stata lei accanto a me durante la mia battaglia contro la leucemia, non ce l’avrei fatta”, aveva confessato l’allenatore in un’intervista a Oggi. “Come quando torni a casa e posi le chiavi all’ingresso e sorridi perché sai di essere al sicuro”, aveva scritto la donna postando una foto con il marito. Su Instagram Arianna Mihajlovic è seguita da 107mila follower.

Chi era Sinisa Mihajlovic

Sinisa Mihajlovic nato il 20 febbraio del 1966 a Vukovar, in Croazia, ed era cresciuto calcisticamente nel Borovo. Prima alle giovanili e poi in prima squadra. Il padre era serbo e la madre croata. Con la Stella Rossa di Belgrado ha vinto una Coppa dei Campioni. In Italia ha giocato con Roma, Sampdoria, Lazio e Inter. Ha vinto da calciatore due scudetti, quattro Coppe Italia e quattro trofei europei. Aveva intrapreso la carriera da allenatore dopo il ritiro nel 2006: all’inizio come vice di Roberto Mancini nell’Inter. In panchina ha continuato tra Bologna, Catania, Fiorentina, Nazionale serba, Sampdoria, Milan, Torino, Sporting Lisbona e di nuovo Bologna. Dalla società rossoblù era stato esonerato lo scorso settembre, sostituito dall’ex centrocampista Thiago Motta.

A luglio del 2019 la scoperta della malattia: leucemia mieloide acuta. “Ho passato la notte a piangere e ancora adesso ho lacrime ma non sono di paura – aveva raccontato l’allora tecnico del Bologna – io da martedì andrò in ospedale e non vedo l’ora di iniziare a lottare per guarire. Ho spiegato ai miei giocatori che lotterò per vincere come ho insegnato loro a fare sul campo. Questa sfida la vincerò, non ci sono dubbi. La malattia è in fase acuta e aggressiva ma attaccabile, ci vorrà del tempo ma si guarisce”.

Un mese dopo, dopo tre ricoveri e un trapianto, era già in panchina. La sua battaglia aveva superato il pubblico degli appassionati di calcio: nel 2020 era stato ospite anche al Festival di Sanremo. Lo scorso marzo aveva fatto sapere in conferenza stampa di doversi di nuovo sottoporre a un nuovo ciclo di cure per contrastare la ricomparsa della malattia. “Questa volta per usare un termine calcistico non entrerò in scivolata su un avversario, ma giocherò d’anticipo – le parole in conferenza stampa -. Questa malattia è molto coraggiosa nel tornare ad affrontare un avversario come me. Questo è il percorso della mia vita, a volte si incontrano delle buche improvvise, si può cadere e bisogna ritrovare la forza per rialzarsi”. L’ultima apparizione a inizio mese in occasione della presentazione del libro dell’amico e ormai collega Zdenek Zeman.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.