Il significato e gli appelli di Zelensky
Cos’è la “No-Fly Zone”, le minacce di Putin e perché se ne parla nella guerra in Ucraina
Si parla molto dell’istituzione di una “No Fly Zone” (NFZ) in Ucraina. Kiev, con il Presidente Volodymyr Zelensky lancia appelli all’Europa e all’Occidente ogni giorno per crearne una sul Paese invaso dalla Russia. L’Occidente e i Paesi della NATO la escludono. Il Presidente della Russia Vladimir Putin minaccia estreme conseguenze. L’ipotesi al momento viene scartata ma se ne discute continuamente soprattutto per gli appelli dell’Ucraina oggetto dell’invasione e bersaglio dei bombardamenti. La NATO ne ha parlato venerdì scorso dopo il bombardamento russo contro la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia.
Si definisce No Fly Zone un’azione militare offensiva che implica un’area di interdizione al volo usata per bloccare il passaggio degli aerei nemici su un determinato territorio. Può essere dichiarata da organizzazioni internazionali o da singoli governi. Per farla rispettare si mettono in atto pattugliamenti. In caso di violazione si può arrivare all’abbattimento del velivolo nemico. Chi dichiara la NFZ deve assicurarsi anche il controllo delle risorse antiaeree presenti a terra del nemico. Il caso specifico: le forze della NATO dovrebbero attaccare l’artiglieria russa già presente sul territorio ucraino per assicurare la sicurezza del territorio e dei pattugliamenti.
Perciò potrebbe equivalere a un conflitto diretto tra NATO e Russia sul campo. E per questo motivo la No-Fly Zone viene equiparata a un “atto di guerra” e viene al momento scartata. L’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama si rifiutò di imporla in Siria proprio per evitare un confronto diretto con la Russia. Venne invece imposta in Libia dall’ONU nel marzo del 2011, due giorni prima le operazioni militari aeree di Francia, Regno Unito e Stati Uniti.
Precedentemente era stata utilizzata nella Prima Guerra del Golfo nel 1991 e in quella in Bosnia tra il 1993 e il 1995. Il Post, nel commentare l’efficacia delle NFZ, riporta le parole di John T. Kuehn, ex pilota statunitense, che sul sito War on the Rocks spiegava che le No-Fly Zone non prevengono comunque vittime civili, anzi sono proposte per limitare i danni, ma l’idea stessa di farlo con questo strumento “vìola il proposito di partenza”.
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