È stato il truccatore dell’ex first Lady statunitense a raccontare che la principessa di Galles Kate Middleton avrebbe confessato a Michelle Obama il suo beauty segreto: l’Acmella Oleracea, il cosiddetto “botulino vegetale”, una pianta antichissima originaria del Sud America e dell’Africa tropicale, ricchissima di principi attivi che gli indigeni utilizzavano come analgesico per curare il mal di denti ma anche come ingrediente nella cucina tradizionale amazzonica. È l’ultimo segreto delle star, tra cui anche Madonna e la regina Letizia di Spagna.

L’Acmella Oleracea sembra insomma un cosmetico naturale. Il suo principale principio attivo è lo spilantolo, una sostanza dalle proprietà anche in ambito cosmetico. Ha proprietà miorilassanti ad azione rapida, riduce la tensione muscolare quando applicato localmente, inibisce l’attività contrattile dei muscoli sottocutanei e rilassa i tratti del volto. E rispetto al botulino non va iniettato e non presenta effetti collaterali. La sostanza è stata brevettata, dev’essere invece studiata la giusta forma farmaceutica che mantenga nel tempo l’effetto a livello sottocutaneo.

“Si tratta di una specie molto bella, con un fogliame rigoglioso e fiori gialli, tipica della medicina e anche della cucina tradizionale di quelle popolazioni utilizzata soprattutto come antiinfiammatorio, antidiarroico, disinfettante di tipo tradizionale ed anche anestetico”, ha spiegato Fabio Firenzuoli, direttore del Centro di riferimento e Innovazione in Fitoterapia e Medicina Integrata (CERFIT) dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze e professore a contratto di Fitoterapia generale e clinica all’università del capoluogo toscano, le sue parole sono state riportate da RaiNews. Firenzuoli ha lanciato anche un progetto di ricerca coordinato da Valentina Maggini, che ha coinvolto anche i dipartimenti di Biologia e Neurofarba (Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino) dell’Università di Firenze.

Il nome botanico della pianta è Acmella Oleracea, appartiene alla famiglia delle Asteraceae. È coltivata in Italia per scopi ornamentali. Cresce spontanea nelle regioni tropicali e subtropicali, nel nord del Brasile è nota come jambu. Venne scoperta dall’antropologa Françoise Barbira Freedman, ricercatrice dell’Università di Cambridge, in Perù. Lei stessa nel 1975 scoprì le proprietà antidolorifiche della pianta: ha raccontato al Wall Street Journal che nella foresta pluviale, mentre faceva trekking, aveva cominciato a soffrire un dolore ai denti del giudizio quando uno degli uomini se ne accorse e preparò un mucchietto di piante da mordere e il dolore scomparve. L’estrazione dei principi attivi era avvenuta dunque alla masticazione, un effetto anestetico e uno anti-infiammatorio che possono essere anche sinergici.

L’approfondimento curato dalla rivista specializzata nello studio delle piante medicinali Fitoterapia la inquadra in ambito scientifico come una pianta officinale, dalle proprietà analgesiche e antifiammatorie efficaci soprattutto contro il mal di denti, le infiammazioni del cavo orale, per le proprietà antipiratiche, anticonvulsivanti, antidiarroiche, diuretiche, antisettiche, antimicotiche e insetticide. Il progetto di studio lanciato da Firenzuoli punta a scoprire nuove tecniche di implementazione genetica delle sostanze attive presenti nella pianta e come queste cambino a partire dalla parte della pianta impiegata, al tipo di estratto e di solvente.

Avatar photo