“Le condizioni di salute di Alfredo Cospito sono in lento peggioramento. Una discesa verso l’abisso senza freni. Da un momento all’altro può essere in pericolo di vita. È molto debole non ha la forza per andare a camminare durante le ore d’aria e infatti io lo avevo già sconsigliato per non perdere ulteriori energie. Poi fa anche uso della sedia a rotelle e questo è tutto”. È l’allarme lanciato dalla cardiologa Angelica Milia dopo aver visitato l’anarchico in sciopero della fame da 100 giorni nel carcere di Sassari Bancali. 

“Ha sempre freddo – continua – sta con quattro maglie addosso e tre paia di pantaloni, di notte ha fatto la doccia in queste stanze non riscaldate, è caduto per un calo di pressione si è fratturato il naso perdendo una discreta quantità di sangue finendo al pronto soccorso interno. Ha perso altri due chili, non ha più la termoregolazione. Si sono ridotte le piastrine e la formula leucocitaria con diminuzione dei globuli bianchi e quindi delle difese immunitarie”. Fa osservare amaramente il difensore Flavio Rossi Albertini:Soltanto ieri l’altro il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria scriveva informazioni tranquillizzanti dicendo che in pratica stava bene. Forse si è smarrito il senso dell’umanità è ciò avviene proprio nella settimana della memoria”. Quella di Cospito appare una situazione sempre più angosciante. I radicali chiedono al ministro della Giustizia Carlo Nordio di mandare gli ispettori per accertare le condizioni di salute.

“Non ci rassegniamo al muro contro muro – sostengono in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni dirigenti del partito – Occorre compiere atti di puro buonsenso nel nome della salvaguardia della vita umana e del diritto. La cardiologa prepara la relazione per l’avvocato difensore che ha già chiesto alla Cassazione di anticipare l’udienza sul ricorso contro il 41 bis fissata per il prossimo 20 aprile. Ma servirebbero interventi immediati per la revoca del carcere duro. Alfredo Cospito continua a ripetere di voler andare fino in fondo con la sua lotta che riguarda la condizione non solo sua ma di tutti gli 800 detenuti nella stessa situazione. In una intervista l’ex pm Piercamillo Davigo non deflette dalla sua abituale “linea della fermezza” limitandosi a ricordare che i terroristi dell’Ira i quali fecero lo sciopero della fame sono morti. “Non è questione di umanità ma di credere nelle nostre leggi – aggiunge – uno Stato non può lasciarsi ricattare se crede nei suoi valori. Peraltro il ministro può revocare il 41bis mentre il Presidente della Repubblica può concedere la grazia”. Insomma non se ne esce.