“Alfredo Cospito è sull’orlo del precipizio. Ha consumato ormai tutto il grasso, la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. L’ho sconsigliato di camminare durante l’ora d’aria perché il quadro potrebbe ulteriormente aggravarsi consumando altre energie”. È questa la sintesi della visita settimanale nel carcere di Bancali della dottoressa Arcangela Melia, il medico di fiducia.

Intanto il suo avvocato Flavio Rossi Albertini racconta che Cospito in sciopero della fame dal 20 ottobre gli ha confidato: ”È l’inferno dal quale mai mi faranno tornare a riveder le stelle”. Il legale aggiunge: “C’è una finestra nella cella di due metri e mezzo per tre metri e mezzo, una finestra schermata dal plexiglass che non si apre quasi mai e che si affaccia, al di là delle sbarre, su un cubicolo interno circondato da muri di cemento alti metri e metri, schiacciati da una rete metallica a chiudere il quadrato di cielo. Cospito vive in quella cella da solo, come impone il regime carcerario al quale è sottoposto, ci passa 21 ore della sua vita. Le restanti tre le divide tra socialità, un colloquio di un’ora con gli altri 3 detenuti del suo gruppo di socialità, e due ore d’aria in quella sorta di cubicolo di cemento dal quale non può vedere un albero, solo sbarre e cemento”. 

“Qual è la finalità di questo trattamento: il 41 bis non dovrebbe servire unicamente a recidere le comunicazioni con gli associati all’esterno del penitenziario? Rappresenta una punizione aggiuntiva oppure il tentativo di indurre il detenuto a fare ciò che volontariamente non farebbe mai? – chiede allora l’avvocato dell’anarchico – Perché rinchiudere queste persone esclusivamente in istituti penitenziari che si trovano su isole, costringendo i parenti a raggiungerli con viaggi-odissee per parlarci una sola ora al mese attraverso un vetro con il citofono? Perché consentirgli una sola telefonata al mese? Perché – incalza – non consentirgli di sentire e vedere i familiari con maggiore frequenza?”. “Cos’è il 41 bis? Una micro sezione dove si è costretti a vegetare in cella 21 ore al giorno, altro che rieducazione ed articolo 27 della Costituzione. No, Cospito non ha una vocazione suicida, non vuole morire, ha tanta voglia di vivere – dice ancora l’avvocato Albertini Rossi all’Adnkronos – ma vorrebbe farlo degnamente”.