Caro Direttore,
lentamente, molto lentamente e faticosamente, molto faticosamente, la vicenda di Alfredo Cospito comincia a ottenere l’attenzione di una parte, per la verità assai ridotta, dell’opinione pubblica. Grazie a un importante documento, promosso da Livio Pepino e sottoscritto da oltre quaranta personalità della cultura, tra le quali l’ex Presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, sembra svilupparsi una certa mobilitazione. L’avvocato Luigi Paccione ha pubblicato un articolo molto interessante sulla Gazzetta del Mezzogiorno di ieri e Alessandro Bergonzoni, l’artista oggi più attento alle condizioni di chi è privato della libertà, ci segnala che la vicesindaco di Bologna, Emily Clancy, aderisce alla campagna a sostegno di Cospito.

Ma oggi, cosa è possibile fare e quale obiettivo è possibile perseguire? Le condizioni di salute di Alfredo Cospito, giunto oggi al suo ottantaduesimo giorno di digiuno, necessiterebbero della tempestiva interruzione dell’applicazione del regime penitenziario differenziato del 41-bis, cui è sottoposto. Le possibili soluzioni sono due, entrambe assai difficili.

La prima: l’accoglimento, seppur tardivo, da parte del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, dell’istanza di revoca, presentata dai legali dell’anarchico.

La seconda: la Corte di Cassazione, considerate le condizioni mediche di Cospito, potrebbe anticipare quanto più possibile l’esame del ricorso, inoltrato dalla difesa, contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma di rigetto del reclamo, volto a ottenere l’applicazione del regime di alta sorveglianza in luogo di quello del 41 bis.

E questa sembra l’opportunità che si apre in queste ore. Perché una di queste due ipotesi venga presa in seria considerazione e si possa così contribuire a salvare la vita di Cospito – e la dignità del nostro Stato di diritto – è necessario che la mobilitazione continui e la campagna d’opinione cresca ulteriormente.

Luigi Manconi, Marica Fantauzzi

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