L’applicazione dell’articolo 41 bis relativo al carcere duro con il blocco della corrispondenza sia in entrata sia in uscita viola il principio della libertà di pensiero. Questo sostiene l’avvocato Flavio Rossi Albertini nel ricorso depositato ieri in Cassazione con cui viene impugnata la decisione del Tribunale di Sorveglianza sull’anarchico Alfredo Cospito in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso.

I tempi della Suprema Corte per decidere sul ricorso vengono definiti dal legale “incompatibili” con le condizioni di salute di Cospito che comunque saranno verificate ancora domani 29 dicembre in una visita dal medico di fiducia Angelica Melia nel carcere di Sassari Bancali. Lo strumento del 41bis viene utilizzato per interrompere e impedire a Cospito di continuare a esternare il proprio pensiero politico ovvero per sanzionare l’istituzione o comunque il proselitismo e pertanto per arginare un pericolo che poteva essere diversamente contenuto tramite strumenti allo scopo proporzionati meno invasivi e meno limitativi” scrive l’avvocato.

“Stiamo parlando di un’attività interamente pubblica che viene dal detenuto apertamente diffusa all’esterno ovvero destinata non agli associati bensì a soggetti gravitanti nella cosiddetta galassia anarchica” aggiunge l’avvocato ricordando che si va oltre la stessa ratio della norma nata per recidere i contatti con l’organizzazione di appartenenza. Dal ministro dell’epoca Marta Cartabia e successivamente dal tribunale di Sorveglianza è stata fatta una interpretazione estensiva. Secondo il legale il Tribunale non aveva tenuto conto degli eventi critici portati dalla difesa nel reclamo. Cospito è il primo anarchico sottoposto al regime del 41bis che era nato per recidere i collegamenti con le organizzazioni mafiose.

La Fai, Federazione Anarchica Informale di cui Cospito per l’accusa sarebbe l’ideologo non è neanche una organizzazione sulla cui perdurante vitalità appare necessario nutrire molti dubbi. Il ricorso in Cassazione comunque non sembra avere molte speranze di successo (eufemismo) a causa del “clima” creato intorno al caso dai media e dalla politica. Insomma se si trattano ferocemente 4 ragazzini scappati dal Beccaria figuriamoci con Cospito.