Per il virus dell’ignoranza non c’è ancora un vaccino. Soprattutto perché quella di cui parliamo oggi, l’ossessione antiscientifica, è una forma di ignoranza volontaria: quella di chi si ostina ad ignorare perché non vuole aprire gli occhi davanti alla scienza. E ai progressi della medicina. Di cui è invece fiero il professor Matteo Bassetti, infettivologo che dirige la Clinica malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova.

A lui chiediamo una riflessione. Un riconosciuto esponente di Cosa nostra riesce a far indagare chi, da giornalista, indagava sui misteri di Cosa nostra, Massimo Giletti. Nel suo caso i medici No Vax anziché scusarsi vogliono mettere lui sotto indagine. E sempre più spesso sui social e su alcune testate Bassetti diventa un bersaglio. Della sua tutela si sta occupando un pool di penalisti tra i quali l’avv. Filippo Schiaffino e l’avv. Rachele De Stefanis.

Incontriamo Matteo Bassetti mentre in pieno agosto visita i suoi pazienti. E gli chiediamo se siamo in un mondo al contrario. «Sì, credo che siamo davanti a un mondo al contrario. È evidente quello che è successo in questi tre anni: un virus nuovo, la medicina e la scienza si organizzano per trovare soluzioni come i monoclonali, gli antivirali. E i vaccini. Che hanno consentito di rendere questa infezione con una letalità oggi molto inferiore allo 0,5%. Sono numeri: nella medicina e nella scienza contano i numeri. Non accettarli vuol dire lottare contro qualcosa di tanto evidente che è difficile spiegarselo. La medicina ci ha consentito di vincere questa battaglia sul virus. Ora va vinta quella sul riconoscimento del dato di realtà, che è la premessa perché una civiltà possa dialogare, conoscere, riconoscersi ed evolvere».

Perché ce l’hanno proprio con lei? C’è un bias cognitivo che accomuna chi non crede alla scienza e chi non rispetta il diritto? Me lo chiedo anche io. Nel 2021 si poteva avere un dubbio, davanti a farmaci nuovi, a un vaccino nuovo. Oggi abbiamo 15 miliardi di dosi somministrate, non si possono più avere dubbi. Probabilmente chi ce l’ha con me lo fa perché io sono stato abbastanza intransigente nelle mie posizioni, ci ho messo molto la faccia e l’ho fatto tanto in Tv quanto sui social. Chi va contro il diritto si ostina a non riconoscere delle regole precise. Ma non fa mai l’interesse della comunità, quando si vogliono invertire le regole senza una base logica. Tra chi mi ha denunciato c’è chi no al 2019 non aveva mai neanche curato un’infezione. Sono veramente basito, e preoccupato».

Preoccupato, perché? «Perché c’è un disegno criminoso dietro. Ho davvero difficoltà a comprendere. Io curo le persone e spiego con la forza della scienza, che si avvale di meta analisi, come e perché una infezione viene curata. Non posso credere che chi ne sa meno di me voglia denunciarmi, forte del fatto che ne sa meno di me. È un paradosso».

Chiariamo: l’Ordine dei medici ha archiviato le indagini. È così? «Per quanto so, ha archiviato tutto. L’ordine dei medici di Genova mi ha fatto pervenire una richiesta di chiarimenti da parte di 123 laureati in medicina che sostengono che io ho propagandato vaccini sperimentali. E che mi sono rifiutato di curare con l’idrossiclorochina i malati di Covid. Su questi punti il 12 luglio ho ricevuto una Pec all’Ordine dei medici. Il 25 luglio ho mandato una risposta alla Pec e il 2 agosto il procedimento è stato chiuso, archiviato. Con la raccomandazione a non usare toni troppo accesi. Non ho alcun altro procedimento disciplinare e le illazioni che dicono il contrario sono al vaglio dei miei avvocati per la tutela della mia persona».

Come mai a suo avviso tanti continuano a confondere e a mistificare la realtà, anche tra i giornalisti? «Una vicenda sconcertante quella che di giornalisti che continuano a fare una crociata antiscientifica sui vaccini. La Verità in particolare mi lascia perplesso, mi intristisce . L’Italia è il quarto Paese al mondo per rilevanza di articoli scientifici sul covid. Il gruppo di ricerca che coordino io ne ha prodotti oltre 250. Articoli di critica scettica sui quotidiani generalisti scritti senza revisione scientifica lasciano il tempo che trovano».

Diciamo che tutti possono esprimersi liberamente, ma «la scienza non è democratica», come va ricordato. Perché basata su evidenze fattuali non opinabili. «Qui parliamo di una campagna di odio nei miei confronti da parte de La Verità è pesantemente denigratoria, non offre spunti per un confronto. Con il mio pool di avvocati stiamo mettendo a punto una risposta che punta a evidenziare la volontà di recare offesa reputazionale dietro alla quale vedo un disegno criminoso rispetto al quale ho deciso di dire basta».

Cosa pensa oggi, a bocce ferme, dell’universo no-vax? Ha vinto la scienza, ha vinto il vaccino. Ma si ha la sensazione che ci sia uno zoccolo duro di scetticismo irriducibile e ossessivo che rasenta le logiche settarie. «C’è una parte, piccola, che rinnega l’evoluzione della scienza. Chi è contrario alle vaccinazioni ha spesso un modo di vivere particolare: regimi alimentari originali, medicina olistica, cure alternative… Ci sono persone che vivono nel 2023 come fossero nel 1923. Quel che posso dire è che grazie alle vaccinazioni oggi si può arrivare a un’età media di 85-87 anni e che moltissime malattie come il vaiolo, la poliomelite e la rosolia nel nostro Paese sono praticamente eradicate, scomparse».

Rifarebbe tutto quello che ha fatto, anche nelle risposte pubbliche ai medici no-vax? «Posso avere molti difetti ma su uno mi danno tutti ragione: l’intransigenza sulle vaccinazioni non va messa in discussione. Sul vaccino mRNA la sfida è stata vinta, ho avuto ragione. Sarebbe stato più comodo abbassare i toni, come hanno fatto altri colleghi. Sono contento di non averlo fatto: perché a un certo punto se diventi il capo espiatorio di questi odiatori vuole dire che più di altri sei rimasto coerente nell’esercitare con coscienza un mestiere che è anche una missione».

 

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.