“Ho fatto tamponi sugli asintomatici quando non si poteva perché mi sembrava chiaro che erano veicolo di contagio … se mi adattavo al gregge il Veneto sarebbe andato in rotta di collisione con il virus, come Lombardia e Piemonte”. Andrea Crisanti, microbiologo e virologo dell’Università di Padova, dice di aver evitato l’invasione dell’epidemia in Veneto violando le regole imposte dall’Organizzazione della Sanità, dell’istituto Superiore della Sanità e della Regione per contrastare il coronavirus, come riporta il Corriere della Sera. Ovvero le norme che non dettavano una campagna di test sugli asintomatici.

Risale infatti a mercoledì 29 gennaio la lettera del professor Crisanti che invitava a contattare un numero “anche in assenza di sintomi” per indagini in laboratorio. L’appello era rivolto a studenti, docenti e ricercatori di rientro dalla Cina. Crisanti venne richiamato da Domenico Mantoan, il direttore generale della sanità veneta. “Se non mi avesse fermato – commenta Crisanti – avremmo controllato sul nascere l’epidemia”, la quale spaventa la Regione a Vo’ Euganeo, dove il 21 febbraio si verifica il primo morto per covid-19 in Italia. Dal giorno seguente Vo’ con Codogno, nel lodigiano, diventa zona rossa per decreto del governo.

Crisanti aveva anche informato la direzione sanitaria regionale dell’acquisto di reagenti per circa 500mila tamponi. Questo già a fine gennaio. E nel laboratorio di microbiologia di Padova, tra i più importanti d’Italia, si è passati da 200-300 test al giorno fino a migliaia di test al giorno. Un salto possibile grazie all’acquisto, a fine marzo, di una macchina di produzione statunitense in grado di processare fino a 9mila tamponi al giorno. Il Presidente del Veneto Zaia ha comunque dato alla dottoressa Francesca Russo, capo dipartimento della prevenzione regionale, il merito della strategia e ha rivendicato di aver agito personalmente per insistere sui tamponi.