“Ho dato la mia disponibilità a farlo perché il rispetto che mi lega a questa istituzione mi concede oggi l’opportunità di spiegare quelle parole, a cui non ho dato il peso che qualcuno ha voluto dare, ma che ritengo abbiano peso”. Ha esordito così ieri mattina a Palazzo Madama il ministro della Difesa Guido Crosetto, chiamato nuovamente a fornire spiegazioni sul contenuto della sua intervista al Corriere in cui affermava di aver saputo che alcuni magistrati erano pronti a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”.
“È la seconda volta che sono in quest’Aula a parlare di questo tema, di un tema che non mi riguarda, a seguito non di un atto normativo, non di un intervento legislativo, non di qualcosa che riguardi la mia attività di governo, ma di un’intervista nell’ambito della quale, alla fine, dopo una ventina di domande, rispondevo a una domanda della giornalista”, ha ricordato Crosetto, cercando ancora una volta di spegnere le polemiche sul nascere.

La risposta alla giornalista, da egli stesso definita ‘inopportuna’, era relativa, ha precisato, a ciò che “mi era stato riferito, che in varie riunioni della magistratura, riunioni non – come qualcuno ha scritto – “segrete”, ma riunioni ufficiali e congressi, venivano dette delle cose che, dal mio punto di vista, dovevano sollevare preoccupazioni – non preoccupazioni soltanto personali, ma istituzionali e determinare un dibattito – e sono contento di poterne parlare oggi qui, perché veramente ho ritenuto che la Camera e il Parlamento dovrebbero in qualche modo riflettere su alcune cose che sono state dette”.
“Il mio non è stato un attacco alla magistratura”, ha aggiunto Crosetto, ricordato di aver espresso il medesimo concetto al presidente dell’Associazione nazionale magistrati e al procuratore di Roma.
“Ho capito che esiste da parte della magistratura la percezione di un attacco ed io penso che nessun potere e nessun organo dello Stato debba sentirsi sotto attacco da parte di un altro e questo è un problema che sussiste e che deve essere anche risolto qui”, ha poi aggiunto il ministro della Difesa, ricevendo l’immediata solidarietà del vice presidente forzista del Senato Giorgio Mulè per il quale egli “rappresenta un paradosso, perché è diventato un imputato”.

“Questo è lo stravolgimento della realtà, abbiate allora un sussulto costituzionale, perché altrimenti sarete schiavi di un manipolo di magistrati”, ha affermato Mulè prima di rivolgersi al ministro della Giustizia Carlo Nordio, seduto al banco del governo, invitandolo ad “approvare le riforme sulla magistratura prima che sia troppo tardi”.
Crosetto “ha detto cose che sono sotto gli occhi di tutti da anni. Quello che era emerso sotto Berlusconi lo vediamo ancora adesso, l’abbiamo visto con Prodi, con Mastella, con la sua caduta, c’è un tentativo di condizionamento dell’attività politica che dura da anni, un’interferenza quotidiana”, sono state invece le parole di Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Azione, che non ha mancato però di criticare Nordio visto che “la magistratura sta dentro la pancia dell’esecutivo, abbiamo cento magistrati fuori ruolo in via Arenula. Rispondono a lei o alle pulsioni correntizie?”. Costa ha anche ricordato lo sciopero dell’anno scorso contro il suo fascicolo delle performance delle toghe da parte dell’Anm.

Tutto un altro scenario, come da copione, da parte delle opposizioni. Per Debora Serracchiani, capogruppo Pd, il ministro della Difesa “non può parlare come un cittadino al bar” ma deve mettere sul tavolo i fatti. E i fatti sarebbero il dibattito congressuale della corrente progressista Area a Palermo all’inizio di ottobre, “una riunione pubblica in cui c’era anche Nordio”. Ma perché, si domanda Serracchiani, non dev’essere consentito alla magistratura “di non essere d’accordo con riforme che incidono sul presidente della Repubblica come ci ha amabilmente ricordato La Russa?”. Per i dem “non c’è alcun complotto delle toghe rosse, c’è semmai la tendenza di alcune Procure ad allinearsi alla maggioranza”. Per la grillina Valentina D’Orso, invece, Crosetto non ha capito nulla di “una relazione pubblica a cui io stessa ero presente e di quel passaggio che continua a citare, dove si parla della magistratura che rispetta la Costituzione e i principi europei che sono al di sopra di quelli nazionali, e di una magistratura che fa argine alla deriva frutto di quesito governo”. Applausi a queste parole da parte dell’ex premier Giuseppe Conte e dei pentastallati che hanno anche annunciato “le barricate a tutela della Costituzione”.

“Sarei onorato di incontrare, anche pubblicamente, il ministro Crosetto per chiarire questi profili preliminari e da qui avviare una discussione sulle proposte volte a migliorare l’efficienza del servizio giustizia. Prendo atto delle ammissioni di colpa del ministro, in ordine all’inefficienza nella gestione delle risorse e nella dotazione delle strutture di competenza del ministro della Giustizia. Mi pare che se il dialogo sarà nutrito da lealtà istituzionale, i frutti non potranno che essere positivi”, ha fatto sapere sempre ieri Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario nazionale di Magistratura democratica.