Un percorso tra i vicoli di Napoli, tra i suoni e i ritmi della città, attraversando i luoghi della musica partenopea, apre a scenari e riflessioni che mettono in connessione la tradizione e i linguaggi dell’innovazione. A Napoli il centro storico convive con i grattacieli del centro direzionale, così come il sacro e il profano, il passato e il presente, il distante e l’immediato dividono lo stesso spazio. La produzione musicale napoletana, nelle sue diverse forme, ha da sempre raccontato, documentato e rappresentato i mille volti di Napoli, i suoi segmenti, i suoi sistemi e sottosistemi, le stratificazioni e le modificazioni che hanno caratterizzato la storia della città.

I linguaggi della creatività e le culture giovanili che caratterizzano la città sono molteplici e influenzano da sempre la scena musicale italiana e internazionale, dal Napule’s Power (Marengo 2021) alla Bit Generation (Savonardo 2013). Napoli è sempre stata caratterizzata da una singolare effervescenza artistica espressa attraverso un’interessante varietà musicale che va dalla canzone classica napoletana, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, alla ricerca nella tradizione di Roberto De Simone e della Nuova Compagnia di Canto Popolare, passando per l’ironia di Renato Carosone, il rock pungente di Edoardo Bennato, il blues mediterraneo del “nero a metà” Pino Daniele e la produzione musicale dei 99 Posse e degli Almamegretta, solo per fare qualche esempio.

A Napoli le contaminazioni culturali sono dominanti e le espressioni musicali, dalle melodie arabo-napoletane ai ritmi afroamericani e metropolitani, si manifestano attraverso suoni, ritmi e ‘visioni’ che rappresentano elementi significativi dell’identità culturale del territorio.

Il nostro percorso parte dal centro storico della città, dai luoghi in cui è nato e cresciuto Pino Daniele, tra i principali protagonisti della scena musicale italiana che, insieme a Edoardo Bennato, si afferma come l’artista di punta del movimento culturale Napule’s Power. Il cantautore, grazie alle contaminazioni tra i suoni d’oltreoceano e le sonorità della tradizione partenopea, tra le note malinconiche del blues e le scale arabo-napoletane dà vita ad un linguaggio musicale ibrido e inedito in cui il disagio e l’incertezza, esistenziale e politica, diventano poesia nei versi delle sue canzoni.

Il percorso tra le strade della città ci porta al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, che ha influenzato, da sempre, la cultura musicale italiana ed internazionale, esprimendo talenti riconosciuti nel mondo, a partire da Vincenzo Bellini e Renato Carosone, passando per Salvatore Accardo, Riccardo Muti o Enzo Avitabile, solo per citarne alcuni. Le produzioni musicali dei compositori napoletani, nei diversi generi e stili, rappresentano un esempio di come la città sia in grado di cogliere ed esprimere le trasformazioni, conservando uno stretto legame con la tradizione, generando processi di innovazione e costruendo un immaginario artistico e culturale sempre più diffuso sul piano internazionale.

La scena musicale partenopea si nutre anche di uno dei palcoscenici più autorevoli al mondo, il Teatro San Carlo, tra gli enti lirici più prestigiosi e riconosciuti a livello internazionale, dove sono state rappresentate opere di Verdi, Puccini, Mozart, Wagner, tra gli altri, ma anche performance di musica pop/rock a partire dai concerti di Bruce Springsteen e di Edoardo Bennato, favorendo l’incontro tra la cultura d’élite e quella popolare, tra la musica colta e la pop music, aprendo le sue porte alle contaminazioni. Napoli anche oggi rappresenta, come sempre, un terreno di sperimentazione culturale, che si nutre della contaminazione dei diversi linguaggi artistici e delle tecnologie digitali, dando vita ad un’inedita narrazione della realtà urbana e sociale, tra suoni e “visioni” del passato, del presente e del futuro.

Un esempio di tale sperimentazione è rappresentato dal recente progetto di ricerca scientifica “Sirena Digitale”: un’opera postmoderna, un prototipo olografico di un’artista interattiva – attualmente esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli – che interpreta il repertorio della canzone classica napoletana in versioni multilingue e con arrangiamenti pop-rock. In particolare, Sirena Digitale, sotto forma di ologramma, esegue alcuni brani del repertorio classico della canzone partenopea tradotti e interpretati dalla ricercatrice e artista Francesca Fariello, in versione classica – piano e voce – e in versioni pop-rock, in lingua inglese, cinese e napoletano.

Il progetto Sirena Digitale – con il coordinamento scientifico del sottoscritto per il Dipartimento di Scienze Sociali e di Luigi Gallo, per l’Istituto ICAR-CNR – valorizza e promuove il patrimonio culturale, artistico e musicale partenopeo, nell’ambito del progetto REMIAM – Reti Musei intelligenti ad alta multimedialità del Distretto DATABENC, finanziato dalla Regione Campania.

Grazie al canto dell’ologramma della Sirena Digitale è possibile ascoltare in modalità interattiva, anche mediante un’APP su qualsiasi dispositivo mobile, tracce musicali e diverse interpretazioni dei classici della canzone napoletana attraverso l’icona olografica di una moderna Sirena Parthenope che proietta Napoli verso il futuro.

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Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.