“Per capire meglio la città e il suo spettacolo bisogna più intravedere che sentire. Perché il velo a suo modo, nel nascondere, svela di più, sottolinea meglio i lineamenti”. Con queste parole, nel corso della 73esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il regista turco Ferzan Özpetek, iniziò a ‘svelare’, con oltre un anno di anticipo rispetto alla sua uscita (dicembre 2017) l’idea alla base della sceneggiatura di “Napoli velata”.

Uno dei numerosi film di grande prestigio che negli ultimi anni hanno scelto i luoghi di Napoli come location e le storie di Napoli come filo conduttore della propria trama narrativa. La ‘grande bellezza’ di Napoli non è certo una novità nell’immaginario cinematografico italiano e non solo: dall’iconica scena del babà alla panna divorato nella Galleria Umberto I da Marcello Mastroianni e Jack Lemmon sotto la sapiente regia di Ettore Scola (Maccheroni, 1985) alle suggestioni della Cappella Pappacoda che si ‘disvela’ tra i vicoli di Napoli percorsi da Raiz che canta “Nun te scurdà”, insieme con Pietra Montercovino e M’Barka Ben Taleb, nello straordinario affresco cinematografico su Napoli di John Turturro (Passione, 2010).

maccheroni

Eppure la cifra stilistica della Napoli Svelata da Ferzan Özpetek è forse quella che meglio riassume da un lato l’essenza di una città incredibilmente caleidoscopica, sia a livello paesaggistico sia a livello antropologico, e dall’altro l’idea di questo viaggio visivo e narrativo che abbiamo scelto di fare, insieme con Il Riformista, provando ad evitare il rischio di emulare qualcosa di già prodotto centinaia di volte o di incappare nel facile stereotipo su una delle città del mondo più martoriata dai suoi luoghi comuni narrativi.

Il velo che Özpetek ha voluto togliere a Napoli, con l’inevitabile ‘costrizione’ della sintesi cinematografica, è lo stesso velo che con la sapiente direzione giornalistica di Davide Nunziante e con l’occhio mobile della videomaker Rossella Grasso, vogliamo provare a togliere con la libertà di una maggiore progettazione che ci fornisce il racconto a puntate che viaggia sui canali del web. E lo faremo ogni volta accompagnati da un Virgilio diverso che sappia raccontare i luoghi della città da angolazioni diverse. Non soltanto intese come traiettorie fisiche ed architettoniche.

In Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, location di Passione, si esibisce il cantante Raiz con un brano degli Almamegretta

L’obiettivo è duplice. Innanzitutto provare a svelare in modo diverso (meno convenzionale e meno superficiale nel senso più letterale del termine) la Napoli più nota (quella della Cappella San Severo o della Certosa di San Martino). E poi provare a rivelare i luoghi meno noti, messi ai margini dalle abituali elencazioni delle principali guide alla città. Quei luoghi ‘nascosti’ tra i mille anfratti di una città che ha dentro di sé mille città diverse oltre che “mille culure”.

Ecco perché abbiamo scelto di partire ‘nascosti’ tra centinaia di gradini in quella che è una sorta di “Spaccanapoli” orizzontale. Ben diversa da quella più nota che taglia verticalmente la città. Perché non è un luogo comune che la visita più bella che si può fare di Napoli non è mai la prima. Solo quando conosci la tua amata ormai da anni provi a cercare i suoi punti non ancora esplorati. Nascosti dove nemmeno te l’aspettavi.

Roberto Conte, Coordinatore scientifico del Format.