Era il 20 aprile 2016 quando Luigi de Magistris, dichiarò alla stampa di aver risanato il bilancio del Comune di Napoli. La notizia prese tutti di sorpresa, visto che appena tre anni prima, nel 2013, l’ente venne dichiarato addirittura in pre-dissesto. Ma era campagna elettorale, qualche settimana dopo si sarebbe votato per l’elezione del nuovo sindaco, servivano argomenti per convincere i napoletani a confermare l’ex magistrato alla guida del Comune. E quella boutade, insieme ad altre, quali la promessa del reddito minimo comunale di 600 euro al mese per tutti i disoccupati napoletani, contribuì alla seconda vittoria di de Magistris.

Appena qualche mese dopo, a partire dal 2017, i conti del Comune si rilevarono più che disastrati, il deficit ufficiale cresceva a vista d’occhio, le cronache cittadine, in particolare quotidiani e riviste specializzate, informavano di importi sempre più alti fino alla cifra monstre 5 miliardi di euro. Una cifra da far tremare le vene ai polsi di qualsiasi candidato sindaco con possibilità di vittoria, una prospettiva di sole macerie, sulle quali ricostruire sarebbe praticamente impossibile. Ben consapevole di ciò l’ex rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, ex Ministro ma soprattutto ingegnere e quindi uomo di numeri, per accettare la candidatura e capitanare l’alleanza elettorale praticamente inedita tra Pd e M5s, pretese giustamente un “patto per Napoli”, un aiuto economico importante da parte del Governo per risollevare le sorti economiche della città. Dopo aver avuto rassicurazioni in merito e dopo la vittoria schiacciante che gli ha consentito di diventare sindaco, martedì scorso il “patto” è stato siglato dal neo sindaco e dal presidente del consiglio Mario Draghi alla presenza delle maggiori autorità cittadine e quella del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, tra i principali artefici della netta affermazione della coalizione. Anche il governatore, insieme a tanti altri, ha dato il benvenuto ad un’iniezione di ben un miliardo e duecento milioni di euro per le casse comunali.

Tanto è stata lineare e fruttuosa l’azione politica del centrosinistra, ritornato al governo della città dopo dieci anni, tanto è stata scomposta e improduttiva l’azione politica del centrodestra che sul bilancio del Comune prima, e sul “patto per Napoli” poi, ha assunto iniziative e posizioni politicamente ed elettoralmente devastanti. Da un lato, nell’ultimo scorcio dell’amministrazione precedente, ha evitato la sfiducia al sindaco de Magistris benché ne avesse l’opportunità ed ha consentito l’approvazione dell’ultimo bilancio dell’era arancione pur avendo la possibilità di non farlo passare. Contrari al dissesto che ne sarebbe conseguito ma anche polemici e critici sul “patto per Napoli”, da subito etichettato da più di un esponete del centrodestra, Catello Maresca in primis, come “il pacco per Napoli”.

Una contrarietà inspiegabile visto che il “patto” e i soldi, che sono sostanza, arrivano da un governo e una maggioranza parlamentare composti anche dalla Lega, da Forza Italia e da altre formazioni moderate di centrodestra. Un provvedimento nato all’interno del consiglio dei ministri dove siedono appunto esponenti anche dei loro partiti. Al centrodestra locale purtroppo manca una leadership riconosciuta e riconoscibile, una personalità che invece di criticare improduttivamente, avrebbe dovuto avocare anch’esso meriti di un provvedimento che comunque aiuterà la città messa in ginocchio, e lo farà insieme alle risorse, copiose, che arriveranno dal Pnrr. Ci ha dovuto pensare lo stesso Draghi, nel suo intervento di martedì scorso a Napoli, a ricordare l’impegno forte e costante per i nostri territori del ministro per il sud di Forza Italia, Mara Carfagna. Dai dirigenti locali del partito, invece, silenzio.