Nonostante i cento anni appena compiuti, l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger rappresenta ancora oggi un pilastro della diplomazia. Le sue interviste sono sempre un prezioso contributo per chiunque voglia osservare la politica attraverso le lenti di chi nel secondo Novecento ne è stato protagonista. E le sue chiavi di lettura riguardo gli eventi di oggi, spesso sorprendentemente innovative e lungimiranti se paragonate all’età anagrafica, confermano che la voce dell’uomo che ha guidato per anni la diplomazia Usa ha ancora un peso rilevante non solo in America, ma anche nel resto del mondo. Non deve sorprendere quindi che l’ex segretario di Stato interessi anche in Russia, che pure con l’Occidente ha un rapporto forse definitivamente lacerato dopo l’invasione dell’Ucraina.

E non deve sorprendere nemmeno che, una volta sparsa la voce di uno scherzo telefonico con Kissinger come vittima, dalle parole dell’ex segretario di Stato sia sorto un caso mediatico dal profondo significato politico. Tutto nasce dall’idea da una nota coppia di presentatori russi, Vovan e Lexus, che dopo avere colpito con i loro scherzi una serie di personalità della politica internazionale hanno deciso di puntare direttamente al neocentenario. La coppia ci riesce, e così sui media russi spunta un video in cui Kissinger risponde a un finto Volodymyr Zelensky che lo incalza sull’allargamento della Nato verso est, sulla Crimea e sulla possibile regia dietro il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2.

Le risposte dell’ex vertice della diplomazia americana rimbalzano sui canali russi e sui social network, trasformandosi in un tam-tam che negli Stati Uniti viene rivelato in realtà soltanto dal sito di Newsweek. Il video, nel momento in cui scriviamo, è impossibile da verificare, e non sono ancora giunte dichiarazioni ufficiali dallo staff di Kissinger. Tuttavia, vale la pena soffermarsi sulle risposte del politico Usa e capire perché siano diventate subito così famose in Russia e sulle piattaforme social. Il motivo è da ricercare molto probabilmente in un desiderio ormai atavico dell’opinione pubblica e dei palazzi del potere moscovita: trovare un alibi a quell’invasione iniziata a febbraio 2022. Così, non stupisce che venga evidenziato il racconto di Kissinger sulla presunta promessa verbale di Washington riguardo il mancato allargamento a est della Nato a Guerra Fredda finita. Tesi utilizzata anche dal presidente Vladimir Putin e da altri alti funzionari di Mosca, da sempre fautori di una sorta di “reazione” a quella promessa non mantenuta.

Non meraviglia, inoltre, che una delle frasi incriminate di Kissinger alla coppia comica sia quella secondo cui «il ritorno della Crimea porterà a un’escalation» o in cui l’ex segretario dice: «L’impressione, parlando con la nostra gente, è che non credano che possiate prendere la Crimea come parte dell’attuale offensiva». Perché questo ribadisce quello che molti analisti ma anche strateghi occidentali ripetono da qualche tempo: e cioè che per far terminare il conflitto con l’obiettivo di imporre una “pace giusta” potrebbe essere messo in conto la mancata riconquista della penisola durante l’attuale controffensiva.

 

E anche la frase estrapolata sui dubbi riguardo la regia ucraina dietro gli attacchi ai gasdotti conferma semplicemente delle perplessità già affermate dai più autorevoli media Usa attraverso indiscrezioni dell’intelligence. Le (presunte) parole di Kissinger, quindi, sono in realtà tanto pesanti quanto paradossalmente meno dirompenti di quanto si voglia fare credere. E questo per almeno due motivi. Il primo, è che l’ex segretario di Stato non è affatto nuovo a questo genere di affermazioni.

Anzi, già diversi mesi fa si è imposto all’attenzione mediatica per alcune dichiarazioni sul tema russo-ucraino e in particolare sulla Crimea che hanno ricevuto reazioni anche molto dure da parte di Kiev. Anche la frase sulla presunta promessa statunitense sull’allargamento a est della Nato, questione peraltro già descritta da altri testimoni dell’epoca, questa dovrebbe essere messa in parallelo con le più recenti frasi con cui Kissinger afferma che l’Ucraina dovrebbe entrare nell’Alleanza atlantica. Tesi che il diplomatico Usa ha anche negato per molto tempo fino a cambiare idea nel corso della guerra, al punto che qualcuno ha anche parlato di “lodo Kissinger” che avrebbe potuto aprire davvero a Kiev le porte di Bruxelles.

Perché dunque contano così tanto le parole strappate a quello fu un uno degli uomini più potenti del mondo? In parte perché sottolineano l’esistenza di dibattiti in seno agli apparati Usa che l’ex segretario di Nixon conosce sicuramente molto bene. E che conoscono sicuramente anche a Mosca: tanto più perché sulla coppia comica qualcuno ritiene che aleggi l’ombra dei servizi segreti russi. In parte perché questa conferma che Kissinger continua ad avere un peso rilevante nei canali diplomatici (pubblici) tra Mosca e Washington. Da grande esperto di Russia e da protagonista della stagione della rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, le parole di Kissinger continuano a essere attenzionate negli apparati russi e in quelli americani.

E il fatto che i media della Federazione sfruttino uno scherzo nei suoi confronti proprio quando i leader atlantici sono riuniti nella capitale lituana e socchiudono le porte a Kiev, indica che per la Russia la storia, anche recente, è sempre attuale. Storia di cui Kissinger rappresenta forse l’ultimo e più lucido testimone.