I provvedimenti
Dai vigili di quartiere alle zone rosse, come Milano non ha risolto il problema sicurezza: storia di misure non sempre riuscite
La Polizia locale potenziata da Albertini, il Patto per la sicurezza stipulato da Moratti, i controlli di Pisapia. Le varie amministrazioni hanno provato a varare diversi provvedimenti, ma il problema è ancora irrisolto

La storia dei provvedimenti per la sicurezza a Milano, dal 1997 ad oggi, mostra come il tema abbia attraversato tutte le amministrazioni, da destra a sinistra, con approcci che spaziano dal potenziamento degli organici alla tecnologia, dalle ordinanze speciali ai vigili di quartiere, fino alle più recenti zone rosse, testimoniando la centralità permanente della questione nella governance metropolitana. Ma ancor più la sua centralità politica, tra e dentro le coalizioni.
Albertini: il potenziamento della polizia locale
Gabriele Albertini (1997-2006), sindaco di Milano per due mandati con il sostegno del centrodestra, segna una svolta decisiva nelle politiche di sicurezza. Nel 1998 è il primo sindaco di una città metropolitana ad avere la co-presidenza del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza con il prefetto Roberto Sorge, con l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano che fa da “notaio” all’accordo. I suoi interventi includono il piano urbano della luce con 60mila punti di illuminazione, il raddoppio del corpo di Polizia locale dotato di nuovi mezzi e l’installazione delle prime telecamere di videosorveglianza.
Moratti: ordinanze sulla sicurezza e Sistema Milano
Letizia Moratti (2006-2011), prima donna a dirigere l’amministrazione del capoluogo lombardo, concentra l’attenzione sulla sicurezza urbana attraverso ordinanze mirate. Durante il suo mandato viene stipulato il Patto per la sicurezza, che prevede oltre 600 uomini in più tra agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Nucleo d’intervento rapido, e telecamere agli ingressi della città. Viene varata una serie di provvedimenti che, per la prima volta, unisce i concetti di sicurezza e decoro urbano.
Pisapia: le difficoltà nella vigilanza nei quartieri
Giuliano Pisapia (2011-2016), primo sindaco di centrosinistra dopo 18 anni, eredita una situazione complessa. I vigili di quartiere sono uno dei capisaldi del suo programma elettorale, ma il progetto non riesce come previsto a causa della carenza di personale: durante la sua amministrazione, i vigili diminuiscono di 100 unità. Dopo gli attentati di Parigi del 2015, per motivi di sicurezza, il comando decide di sospendere il servizio dei vigili di quartiere in bicicletta, destinando il personale alle auto. Pisapia intensifica i controlli urbani in chiave antiterrorismo con funzione preventiva generale, ma rifiuta le pattuglie di militari nei quartieri, mantenendo solo presidi fissi.
Sala: Gabrielli e zone rosse
Giuseppe Sala (2016-oggi) affronta crescenti criticità sulla sicurezza percepita. Nel marzo 2025 assume direttamente le deleghe alla Polizia locale e Sicurezza, togliendole all’assessore Marco Granelli. Il primo grosso provvedimento risale all’ottobre 2023, quando nomina delegato per la sicurezza urbana Franco Gabrielli, ex capo della Polizia. Nel dicembre 2024 il governo istituisce le zone rosse e l’amministrazione adotta il “daspo urbano” in cinque zone: stazioni Centrale, Garibaldi e Rogoredo, Navigli, poi estese alle Colonne di San Lorenzo e via Padova. Contestualmente introduce 216 “vigili di prossimità” che operano dalle 7 alle 20, aumenta le pattuglie serali da 9 a 16 e quelle notturne da 4 a 7.
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