In piena quarta ondata di Covid-19, tra amanti di cinema e addetti ai lavori, riscontriamo ormai un disagio nel vedere storie che da due anni a questa parte voltano spesso le spalle alla realtà e si rifiutano di affrontarla in questa nuova normalità da mascherina e paura costante. Salvo qualche eccezione cinematografica, vedi il fortunato Bad Luck Banging or Looney Porn di Radu Jude, è la tv il mezzo che ha colmato questa lacuna o rifiuto. La risposta italiana a Grey’s Anatomy, che della pandemia si è occupato da subito, è il nostro Doc – Nelle tue mani con Luca Argentero, di ritorno con la seconda stagione da giovedì 13 in prima serata su Rai1. «Ricominciamo da 8 milioni di spettatori – dichiara la dirigente di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, ricordando il record di ascolti – In questa stagione arriva la variabile impazzita del covid che ci riporta all’attualità».

«Doc pensa alla pandemia come un’emergenza con il giusto allarme e non allarmismo – prosegue Ammirati – all’orizzonte c’è ottimismo, il fare squadra per superare da una situazione drammatica dalla quale non siamo ancora usciti nella realtà». Nella prima stagione del medical drama, che incrocia lo stile della fiction italiana con quello della serialità d’oltreoceano, avevamo lasciato il dottor Fanti (Argentero), alle prese con un vuoto di memoria lungo dodici anni a seguito dell’incidente e diviso tra l’amore del passato, l’ex moglie Agnese (Sara Lazzaro), e la sua un tempo seconda al comando, Giulia (Matilde Gioli). Con la speranza di una nuova prima serata con un boom di ascolti, Francesco Arlanch, sceneggiatore della serie insieme a Viola Rispoli, spiega l’ingresso del tema covid all’interno dello show: «Non potevamo non affrontare lo tsunami della pandemia, dovevamo sfruttarlo, ma senza farci travolgere. Se la prima stagione è stata un po’ la biografia di Fanti, la seconda, che più che un sequel è un po’ una prima stagione, è la biografia di un Paese. Racconta all’Italia un modo di uscire dalla pandemia attraverso i nostri personaggi».

Il protagonista Argentero: «Credo di parlare a nome di tutti quando dico che la cosa più bella è che siamo riusciti a creare una squadra, un posto dove al mattino è piacevole venire a lavorare, siamo diventati una famiglia. Io sono ansioso ed entusiasta a prescindere dal risultato degli ascolti. Uno in più o uno in meno francamente conterà poco». Matilde Gioli parla con affetto del suo personaggio: «Giulia ha un’evoluzione, si taglia anche i capelli, Doc non recupera la memoria e lei decide di guardare avanti in generale, come medico e come donna. Continua ad essere molto lucida, puntuale. Per interpretarla devo fare un grande sforzo perché sono l’opposto». Come racconta nel libro Meno Dodici Pierdante Piccioni, primario dell’Ospedale di Codogno alla cui storia si ispira il personaggio di Doc, una delle conseguenze dell’incidente per il dottore è il suo esser diventato senza filtri, inevitabilmente diretto e schietto: «La cosa che mi piace di più di Fanti – confessa Argentero – è che è incapace di trattenere le parole quando gli vengono in mente indipendentemente da chi si trova di fronte ed anche io faccio sempre più fatica a tenermi le cose ed essere diplomatico e torinese come sono abituato».

C’è chi paragona il suo Doc al pediatra interpretato da George Clooney in E.R. Medici in prima linea che ne fece la fortuna 20 anni fa. Un ruolo così amato dal pubblico può rischiare di far confondere la persona con il personaggio? «Dal primo giorno ho vissuto questo ruolo come privilegio e non come possibile privazione di qualche altra esperienza – risponde Argentero – ho fatto tantissime cose prima di arrivare qui e nell’identificazione del pubblico tra l’attore e il personaggio non vedo controindicazioni. Se è un personaggio così positivo, sento solo la responsabilità di farlo bene».