Era stata arrestata. Era incinta, ma non hanno avuto nessuna pietà: dritta in carcere. E così è finita come spesso finisce nelle nostre carceri. La donna si è sentita male, è stata trasferita in ospedale, e ha perso il suo bambino. Quanto è accaduto a San Vittore, racconta meglio di qualunque drammatico dato la condizione in cui versano le nostre carceri, e la considerazione che ha il nostro Paese per i suoi detenuti.

Ma racconta anche la cieca perfidia di uno Stato che invece di correggere i suoi errori, si accanisce sugli ultimi nella certezza di non pagare mai dazio. È infatti del 30 maggio scorso l’ordinanza della Procura di Milano, secondo la quale è obbligatorio l’ingresso in carcere per le donne incinte o con un bambino di un anno di età e per le quali è stato previsto un ordine di esecuzione di arresto.

Sulla vicenda è arrivata ieri un’interrogazione del Pd alla ministra Cartabia. Retorica, irritante, inutile. La battaglia andava fatta prima che un orrore del genere passasse nel silenzio di tutti. Prima che un innocente morisse.