Con poche parole rotte dalle lacrime e dagli applausi, Nazzareno Melillo, il papà di Emanuele ha voluto ringraziare i presenti per l’affetto dimostrato al figlio e a tutta la famiglia in un momento di così grande dolore. Il cuore e il pensiero sono rivolti al figlio morto a 33 anni mentre faceva il suo lavoro, alla guida del bus precipitato a Marina Grande di Caapri. “Amavi la vita e avevamo tanto ancora da fare assieme”, ha detto con la voce rotta dalle lacrime al termine dei funerali.

“I nostri progetti, i sogni – ha continuato il papà di Emanuele – Vedendo gente così bella ci fa capire che non esiste solo virus del male ma anche del bene se Emanuele è riuscito a riunirci. Vorrei dire a mio figlio che per me è stato un onore averlo cresciuto. Ciao amore mio”.

Emanuele era un grande lavoratore e nel quartiere lo amavano tutti. I funerali si sono celebrati nella chiesa di San Lorenzo in piazza San Gaetano. Nonostante il caldo in migliaia sono accorsi per l’ultimo saluto al 33enne. In tanti sono accorsi anche solo per il corteo funebre tra lacrime e scrosci di applausi.

La foto di Emanuele ha aperto il corteo funebre. “Ciao Emanuele, sarai sempre nei nostri cuori”, c’era scritto su uno striscione sulla porta della chiesa. Poi tra gli applausi sono stati liberati i palloncini bianchi con il suo nome scritto sopra. Sulla bara la sua sciarpa del Napoli, la squadra del suo cuore. E poi abbracci e tanta commozione. E soprattutto dolore per quella perdita arrivata troppo prematuramente e su cui ancora sono aperte le indagini per ricostruire cosa sia successo quel 22 luglio a Marina Grande di Capri.

Poi il corteo funebre per le vie del centro storico fino a via Duomo. Papà Nazzareno e mamma Antonella lo hanno seguito con le mani appoggiate sul carro distrutti dal dolore e circondati dall’affetto degli abitanti della zona. Le campane hanno suonato a lungo per accompagnare simbolicamente Emanuele nell’ultimo saluto alla sua città, ai suoi vicoli e ai suoi luoghi dove è cresciuto. Poi il silenzio del dolore di una città che ha perso uno dei suoi figli.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.